ExtraTerrestre

Un Albatross a Midway Islands

«Quando guardi un albatro in realtà è come guardare uno specchio: succede a loro quello che succede a noi. Vedi quello che noi stiamo causando al mondo». Chris Jordan non […]

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 31 dicembre 2020

«Quando guardi un albatro in realtà è come guardare uno specchio: succede a loro quello che succede a noi. Vedi quello che noi stiamo causando al mondo». Chris Jordan non è un attivista ecologico, ma un fotografo. Il suo lavoro si era particolarmente concentrato sul racconto dell’eccesso di consumismo delle nostre società, cercando di superare, utilizzando immagini di una quantità infinita di dettagli, l’invisibilità della massa enorme di prodotti che vengono consumati quotidianamente in ogni parte del mondo.

Questo approccio non poteva non trovare un terreno fertile nella tematica dell’inquinamento da plastica, in quanto il consumo di plastica è gigantesco, ma le singole persone conoscono solo il proprio (a volte nemmeno quello), difficilmente riescono a vederlo nelle sue clamorose dimensioni. La sua ricerca lo porta a Midway Island, una minuscola e sperduta isola del Pacifico, che nonostante si trovi a più di 3500 km dal primo lembo di terraferma, è devastata dalla plastica trasportata dalle correnti oceaniche. Le vittime più evidenti di questo disastro ecologico sono gli albatross, i magnifici uccelli pelagici che vi nidificano. Vivono sempre in mare, volano con la loro apertura alare di quasi due metri ad altissime quote e per distanze lunghissime: l’impatto dell’uomo non risparmia neppure loro. Prima gli scatti, poi un film-documentario: le immagini degli albatros e dei loro piccoli morti o agonizzanti con lo stomaco pieno di rifiuti di plastica, dai tappi di bottiglia agli accendini, hanno fatto il giro del mondo (Albatross, 2017, disponibile gratuitamente on line). Per Chris è stata un’esperienza unica, con un fortissimo impatto emotivo – «ho pianto per giorni» – e culturale che gli ha cambiato la vita. Trascorrere giornate intere accanto a questi animali, vedere la loro bellezza, complessità, e anche la loro sofferenza, gli ha rivelato un nuovo, indelebile modo di relazionarsi con l’ambiente, e di raccontarlo. Far conoscere i problemi e le emergenze è un’urgenza, ma anche comunicare tutto quello che c’è di «positivo, meraviglioso, straordinariamente ricco, strabiliante, stupefacente» nel mondo naturale che ci circonda.

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