Visioni

Umbria Danza tra suggestioni, corpi ed estasi benefiche

Rosaria De Maro e Noemi Caricchia in «Come neve» foto di Claudia IoanRosaria De Maro e Noemi Caricchia in «Come neve» – foto di Claudia Ioan

A teatro Nel programma della manifestazione perugina, gli spettacoli «A room for all our tomorrows» e «Come neve»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 22 luglio 2023

Ironici, diretti, virtuosistici nella coinvolgente sincerità e bizzarria del gioco con se stessi. Igor Urzelai e Moreno Solinas, alias Igor x Moreno, hanno nel timbro coreografico, canoro, teatrale un tratto distintivo il cui guizzo divertito, tutt’altro che di superficie, resta in testa. La loro storia vive tra Londra e la Sardegna, basco Igor, sardo Solinas, una manciata di bei premi, un percorso che li vede artisti affiliati di un centro rinomato per il contemporaneo quale è The Place a Londra, e una base allo spazio S’ala di Sassari, coproduttore dei loro lavori.
In attesa di scoprire a novembre tra RomaEuropa e la Sardegna il loro nuovissimo Karrasekare, pezzo ispirato alle tradizioni carnevalesche basche e sarde che li vedrà in scena con altri cinque interpreti, abbiamo ritrovato Igor e Moreno all’Umbria Danza Festival diretto da Valentina Romito con uno dei loro più esilaranti (quanto sottili) duetti: A Room for All Our Tomorrows. Titolo che in quell’ «our» già sposta l’attenzione dalla coppia in scena al noi, in un brillante swing tra suggestioni personali e sguardo aperto all’umanità tutta.

Diretto, ironico e virtuoso il duetto presentato dalla coppia Igor x Moreno

Il duetto parte con spumeggiante vigore: Igor e Moreno salgono in scena correndo, uno in rosso, l’altro in bianco e beige, il corpo, il movimento, i salti, le cadute a terra sono tutt’uno con le voci, un canto ora urlato, ora modulato tra unisoni e dialoghi, una sfida di tenuta che parla di un incontro/scontro. In mezzo alla scena un tavolo con una macchinetta da caffè e una cuccuma di cialde.

Igor x Moreno, foto di Claudia Ioan

LA VOCE tace solo quando uno dei due sorseggia. Il bello è che il virtuosistico dibattito canoro e danzato si trasforma con ottimi tempi teatrali prima nel ritmato loop di gesti quotidiani seduti di fronte al caffè, poi nell’intimità della parte centrale del pezzo in cui la relazione, nel silenzio della voce, si fa più stretta, infine nello stravagante exploit di un pianoforte dentro il tavolo con Solinas ai tasti e il canto che riprende. Tra i titoli visti al festival, site specific per Adriano Bolognino: coreografo napoletano, Bolognino ha già ottenuto più di un riconoscimento significativo, tra le sue prossime commissioni una creazione a gennaio 2024 per il Corpo di Ballo dell’Opera di Roma. Alla Sala Maggiore della Galleria Nazionale dell’Umbria, ha portato Come neve, un lavoro nato in Svezia (dove è in programma in ottobre la nuova creazione Samia) per Rosaria De Maro e Noemi Caricchia. Una commissione sul tema del benessere sviluppata durante il Covid quando De Maro scopre a Napoli l’esistenza di un club dell’uncinetto. La tradizione vuole che alle origini dell’antica pratica del cucito ci sia una donna affascinata dai fiocchi di neve visti cadere sul davanzale: si cimentò a imitarne l’immagine con cotone e ago.

L’UNCINETTO diventa così la pratica per confezionare cuffiette e costumi delle danzatrici che riprendono nelle forme e colori le coperte tipiche dei paesi nordici, mentre il benessere si trasforma in qualcosa da contemplare che la danza rende però irraggiungibile.
Infatti se la partitura sonora ha una ripetitività che a lungo non giova, le rotazioni nello spazio, ipnotiche e a specchio, unite al movimento spezzato delle braccia, portano a un credibile fremito, simbolo di un’estasi benefica che resta irrimediabilmente utopica.

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