Umbria, crisi di Ferragosto per la giunta leghista
Il caso L'assessore regionale alle Infrastrutture Enrico Melasecche e è stato espulso dal partito di Salvini. Le opposizioni parlano di «irresponsabilità e pochezza» della Lega
Il caso L'assessore regionale alle Infrastrutture Enrico Melasecche e è stato espulso dal partito di Salvini. Le opposizioni parlano di «irresponsabilità e pochezza» della Lega
Crisi di mezz’estate per la giunta umbra della leghista Donatella Tesei: dopo un anno di pressioni e di battaglie, la Lega ha deciso di espellere dal partito l’assessore alle Infrastrutture Enrico Melasecche. Ex Udc, ex Forza Italia, primo dei non eletti nel 2019, nominato assessore esterno, entrato in consiglio regionale solo nel marzo del 2020 dopo l’addio di Valeria Alessandrini (vincitrice delle suppletive ed eletta al Senato), Melasecche era da tempo nel mirino dei suoi compagni di partito, da Matteo Salvini – che poche settimane fa era tornato a chiedere le sue dimissioni – in giù.
Il motivo di tanta avversione è da cercare nel solito, quasi banale, gioco di potere, celato non benissimo dalla formula usata dalla Lega per giustificare la cacciata: «Chi fa l’assessore deve dimettersi dal consiglio regionale». Per la cronaca, né la legge né i regolamenti d’aula impongono le dimissioni in casi del genere e la questione si è strascinata in avanti per un anno e mezzo fino all’atteso epilogo di ieri mattina: espulsione dal partito.
Il punto politico è che il partito di Salvini vuole affidare a qualcuno di fidato la delega alle Infrastrutture, soprattutto perché da lì passeranno i soldi del Pnrr. Melasecche, con tutta evidenza, non dava sufficienti garanzie di fedeltà alla linea: vecchio volpone, amministratore esperto e con ottime entrature nel territorio (a Terni in particolare), il suo è l’identikit di tutto quello che la Lega non vuole in Umbria. Non è un caso, d’altra parte, che un’altra delega pesantissima, quella alla Sanità, sia stata a suo tempo affidata al veneto Luca Coletto, uomo di apparato leghista molto vicino a Luca Zaia. A proposito di Coletto, poi, non si placano le voci su un suo richiamo in Veneto per svolgere altre mansioni: l’eventualità aprirebbe un nuovo buco nella giunta Tesei, con Fratelli d’Italia (10.4% e due seggi alle elezioni del 2019 contro gli otto della Lega, che prese il 36.9%) che chiede maggiore spazio in virtù del fatto che adesso, almeno secondo i sondaggi, sarebbe in fase espansiva in Umbria, a differenza della Lega che invece cala sempre più.
Questo cambio dei rapporti di forza nella destra, in Umbria come altrove, sta mettendo in grave difficoltà Salvini, costretto a trattare da una posizione di debolezza con la nemica-alleata Giorgia Meloni. La partita si giocherà alle amministrative, quando un pugno di comuni andrà al voto e, in base ai risultati delle liste, si capiranno con esattezza i contorni del nuovo scenario. Melasecche, in tutto questo, tace, e come lui anche la governatrice Tesei. Le carte non si danno a Perugia ma a Roma.
Di retroscena ne circolano molti: l’ormai ex assessore non sarebbe intenzionato a mollare il campo del centrodestra e potrebbe provare a rientrare in Forza Italia, facendo così scendere in trattativa anche la terza componente della coalizione di destra. Un gioco di incastri che, almeno per ora, non mette a rischio la maggioranza ma gli animi non sono dei più sereni. «Sono degli irresponsabili – dicono in una nota congiunta Tommaso Bori (Pd), Thomas De Luca (M5s), Andrea Fora (Civico) e Vincenzo Bianconi (Misto) -, mentre gli umbri continuano a sentire il peso di questi mesi di crisi e pandemia, la Lega apre a una crisi di giunta, che conferma la pochezza del suo gruppo dirigente nazionale e regionale».
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