L’ultima passerella dei campioni. La Serie A abbassa il sipario in questo weekend, i destini del torneo sono quasi tutti segnati – Verona e Spezia si giocano la terza retrocessione tra i cadetti – c’è quindi spazio per l’adeguato saluto a tre fuoriclasse che si apprestano a salutare il campionato. Chi per sempre (ma mai dire mai nel pallone), chi a tempo determinato. Ibra, Spalletti e Mourinho non dovrebbero infatti esserci alla ripartenza, il 20 agosto. Lo svedese, 42 anni a ottobre, è in scadenza con il Milan, non giocherà neppure l’epilogo rossonero in campionato con il Verona.
Sul futuro, chissà, le incognite si moltiplicano, è incerto il suo rinnovo per un anno al Milan, c’è la suggestione Monza, con Adriano Galliani che lo solletica da anni. Ma c’è il corpo che non risponde più alle sollecitazioni, agli allenamenti, alle cicatrici di oltre 20 anni di carriera. Se davvero avesse chiuso con il calcio italiano, l’omaggio sarebbe doveroso: Ibra è uno dei campioni che più ha inciso sulla Serie A negli ultimi 15 anni, ha vinto ovunque, leader carismatico, invasivo e incisivo, anche nello scudetto vinto lo scorso anno dal Milan.Mou ha ancora un anno di contratto, ma è assai probabile il suo saluto al calcio italiano. Due anni di successi all’Inter, un trofeo (la Conference League) e la finale di Europa League perduta ai rigori con il Siviglia, il bilancio dell’ex Special One lo colloca in ogni caso nella letteratura del calcio italiano.

E SE IBRA non potrà godersi la passerella a San Siro, per Luciano Spalletti il menù sarà diverso: a Napoli ci sarà l’attesa festa scudetto, l’ultima di un mese di festeggiamenti, con trofeo sollevato dalla squadra allo stadio Maradona. Spalletti lascia Napoli, si è deteriorato nel corso dei mesi vincenti il rapporto con il presidente De Laurentiis. Un anno sabbatico, forse. Forse, una penale pesante da saldare a De Laurentiis, se volesse tornare subito in panchina. Il suo calcio meraviglioso e vincente mancherà a tutti, lo sa anche De Laurentiis, alle prese con un prolungato casting per individuare il degno erede del tecnico toscano. Il rapporto potrebbe essere segnato anche tra la dirigenza della Roma e Josè Mourinho. Mou ha ancora un anno di contratto, ma è assai probabile il suo saluto al calcio italiano. Due anni di successi all’Inter, un trofeo (la Conference League) e la finale di Europa League perduta ai rigori con il Siviglia, il bilancio dell’ex Special One lo colloca in ogni caso nella letteratura del calcio italiano. Ci sono tutti gli ingredienti del suo classico addio a un club con immediato ingaggio altrove, per una nuova avventura, un nuovo avversario, un nuovo nemico sportivo.

È LA GRAMMATICA di Mou, poi magari troverà l’accordo con i Friedkin e resterà a Roma per il terzo atto. Se non accadesse, come è probabile, il tifo romanista, che si è identificato totalmente nel suo stratega, lo rimpiangerà a lungo, così come i suoi calciatori, avvolti dalla sua narrazione, a un concentrato di psicologia e leaderismo mai sfociato in qualità di gioco, che però resta dentro, attaccato alla pelle.