Europa

Ue sulla Grecia: c’è la rivoluzione e non so cosa mettermi

Ue sulla Grecia: c’è la rivoluzione e non so cosa mettermiIl parlamento di Atene – Lapresse Reuters

Vittoria di Syriza Istituzioni europee e partner in difficoltà. Oggi riunione Eurogruppo a Bruxelles. Dalla Germania, la stampa (Bld ma anche Spiegel) diffondono panico. Il Front de Gauche: "adesso in Francia". Renzi opportunista. Scenari possibili: escluso il Grexit, ristrutturazione del debito inevitabile (e possibile senza troppi scossoni)

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 26 gennaio 2015

La politica fa irruzione sulla scena europea, e l’Europa non sa cosa mettersi. Dopo essere intervenuti al di là di ogni decenza per esorcizzare la vittoria di Syriza, gli europei sono nell’imbarazzo e non sanno come presentarsi di fronte ai cittadini, che hanno scelto controcorrente rispetto alla minaccia della paura: per oggi è convocata una riunione dei ministri delle finanze dell’Eurogruppo.

Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, avrebbe preferito avere “delle persone conosciute” al potere ad Atene.

In Germania, le prime reazioni sono di puro panico. La Bild, giornale popolare, parla di “Siryza, terrore dell’euro”. Ma anche il serio Spiegel ha la mano pesante: “sono in ballo i nostri soldi”, scrive il settimanale, che si chiede “quanti miliardi di euro costerà ai contribuenti” la politica di rifiuto dell’austerità di Tsipras? La Germania aveva giocato d’anticipo, pensando di spaventare gli elettori greci. Il ministro delle finanze, Wolfgang Schäuble, dopo l’annuncio del quantitative easing di Draghi, giovedi’, ha affermato che se la Grecia rifiuta di rispettare gli impegni presi, non avrà diritto ad accedere alle nuove larghezze della Bce.

In Francia, la prima reazione è quella di Jean-Luc Mélénchon del Front de gauche, che parla di una “vittoria storica”: “subito, Syriza in Francia!”. Per la Verde, Cécile Duflot, la vittoria “apre una breccia nel liberismo”. Il Ps francese nasconde l’imbarazzo per il crollo dell’alleato tradizionale, il Pasok, e parla di “buona notizia” (anche se l’esempio greco metterà in controluce la mancanza di coraggio di Hollande, che nel 2012 aveva promesso di rinegoziare l’austerità a Bruxelles ma poi non ha fatto nulla). In Italia, Matteo Renzi ha sfoderato il tradizionale opportunismo italiano, reagendo anche prima dei risultati: se Syriza vince “l’Europa e soprattutto Merkel si metteranno nell’ordine di idee di concedere qualcosa alla Grecia, né l’Europa né la Germania possono permettersi che la Grecia esca dall’euro, cosi’ come la Grecia non puo’ permettersi di uscire dalla moneta unica. Dobbiamo scendere a compromessi e quei compromessi rafforzano la nostra linea”.

Nei fatti, qualcosa si muove già da qualche tempo.

Tsipras dovrà negoziare con la trojka. Ue e Fmi ricordano che dal 2010, anno nero, la Grecia ha ottenuto 240 miliardi di aiuti, a cui vanno aggiunti 100 miliardi di annullamento del debito nel 2012 e 40 miliardi a titolo dei vari programmi Ue. E’ in corso il secondo piano di “salvataggio” della Grecia e l’ultima tranche promessa è per fine febbraio (7 miliardi dell’Fmi, 3,6 della Ue).

La Grecia ha bisogno di questi soldi, anche se la cifra di 240 miliardi sbandierata dalla trojka va ridimensionata, perché è servita per rimborsare le banche non greche, che avevano prestato ad Atene a tassi di usura. Ma la Grecia ha un bisogno vitale dei fondi comunitari, 21 miliardi previsti per il periodo 2014-2020 (la Commissione sottolinea che dall’81, anno di entrata della Grecia nella Comunità europea, Atene ha ricevuto 68 miliardi di euro di fondi strutturali).

C’è un margine di manovra.

Il 70% dei 321,7 miliardi di debito greco sono nelle mani di creditori pubblici, Fmi (32 miliardi), gli altri stati della Ue (53 miliardi) e il Fondo europeo di stabilità (Fesf, 141,8 miliardi).

La strada sarà probabilmente non la cancellazione di parte del debito, che potrebbe causare “contagio” tra altri gran indebitati, ma un programma di rimborso allungato e alleggerito nei tassi di interesse, in cambio di una seria riforma dello stato (e del sistema fiscale). Tsipras chiede difatti un vertice sul debito nella Ue.

La Grecia, per di più, si presenta con delle carte in regola: dal 2013, il bilancio greco è in avanzo primario (fatta esclusione del servizio del debito). Alla vigilia del voto, tutti – Merkel compresa – hanno escluso l’eventualità di un Grexit, cioè dell’uscita della Grecia dall’euro. Tutti perderebbero. E questa defezione – non contemplata dai Trattati – potrebbe aprire una voragine, dove cadrebbero altri, persino la Spagna, l’Italia ecc. L’art.50 del Trattao di Lisbona non prevede l’uscita dall’euro, ma l’uscita dalla Ue (sulla carta, Atene potrebbe poi richiedere di rientrare, ma senza euro).

 

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