Ue nel panico, il costo della sesta dose
Caos vaccini Pfizer si barrica giuridicamente per la riduzione delle consegne: il contratto era per dosi non per flacone. Nel Consiglio europeo di ieri si è discusso di controlli alla frontiere, in attesa del «certificato vaccinale». Merkel apre al russo Sputnik V: se sarà approvato dall’Ema potremo parlare di accordi
Caos vaccini Pfizer si barrica giuridicamente per la riduzione delle consegne: il contratto era per dosi non per flacone. Nel Consiglio europeo di ieri si è discusso di controlli alla frontiere, in attesa del «certificato vaccinale». Merkel apre al russo Sputnik V: se sarà approvato dall’Ema potremo parlare di accordi
Il Belgio ha rivelato ieri che Pfizer si barrica giuridicamente per la riduzione delle consegne delle dosi di vaccini in Europa perché il flacone, previsto per 5 siringhe, viene utilizzato per sei «permettendo a un maggior numero di persone di farsi vaccinare». E il contratto con la Ue, informa l’azienda farmaceutica, era «per dosi», non per flaconi. Da lunedì per esempio, Pfizer consegna meno dosi alla Francia, a causa della sesta dose. La Ue ha permesso di utilizzare la “sesta dose”, ma Pfizer non vuole fare regali, così automaticamente il prezzo del flacone aumenta e il laboratorio può economizzare i costi della distribuzione e consegnare altrove i flaconi “eccedenti”.
CI SONO STATI 297.500 morti in più in Europa tra marzo e ottobre 2020 (e mancano i dati di fine anno, periodo difficile), rispetto allo stesso periodo dei tre anni precedenti. E ora la Ue è in preda al panico per la penuria di vaccini, mentre dilaga il terrore per la variante inglese. Ieri sera, si è riunito in video conferenza il Consiglio europeo dedicato al Covid, ai vaccini e alla crisi sanitaria. La Commissione ripete «non ci sono dosi nascoste». In discussione, la produzione dei vaccini già approvati dall’Ema – per ora Pfizer-BionTech e Moderna – da parte delle industrie farmaceutiche, come Sanofi, che non hanno ancora messo a punto un vaccino. Sullo sfondo, una demagogia anti-europea diffusa nei governi, che trovano comodo accusare l’Europa di aver sottostimato le ordinazioni. Una lettera firmata da Austria, Repubblica ceca, Danimarca e Grecia, chiede al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, di accelerare l’autorizzazione del vaccino AstraZeneca, prevista per fine mese, e di aumentare la distruzione dei due già approvati.
LA GERMANIA non disdegna il vaccino russo, Sputnik V (V per vittoria), ieri approvato dall’Ungheria e già omologato in vari paesi del mondo, dalla galassia degli ex satelliti dell’Urss a Argentina, Algeria, Serbia, Palestina. Angela Merkel ha affermato che «se il vaccino Sputnik V sarà approvato dall’Ema potremo parlare di accordi di produzione e utilizzazione», sottolineando di aver offerto che attraverso il Paul Ehrlich Institut la Russia abbia «supporto nello sviluppo». Per Merkel, «al di là delle differenze politiche, che sono ampie, possiamo certamente lavorare assieme in una pandemia, in un settore umanitario». È la diplomazia dei vaccini, di cui è campione la Cina, e c’è sempre attenzione per la difesa del gasdotto tra Russia e Germania North Stream.
IN ATTESA DEI VACCINI, che per la Commissione dovranno essere dati al 70% della popolazione adulta europea «entro l’estate» (cioè di qui a settembre), il Consiglio europeo ha discusso di misure temporanee, a cominciare dalle restrizioni dei viaggi intra-europei – controlli aumentati alle frontiere interne – in attesa di un futuro «certificato vaccinale» per poter ritrovare la libertà di circolazione.
Merkel ammette con grande prudenza, dopo un negoziato di ore con i Länder, che «se dei paesi dovessero intraprendere vie completamente differenti, cosa che non vedo per il momento ma che potrebbe succedere, allora dobbiamo essere pronti a decisioni estreme, e dire allora che dobbiamo introdurre controlli alle frontiere», come già fanno Danimarca e Repubblica ceca. La Francia è «favorevole» a controlli sanitari tra paesi Ue, di fronte all’invasione della variante del Covid. «Dovremo prendere maggiori misure per restringere temporaneamente la libertà di movimento nella Ue», spiega un diplomatico. Il graal sarebbe il «certificato vaccinale». Lo ha proposto il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, e ha sollevato l’entusiasmo di Slovenia, Polonia e stati a vocazione turistica. Eduardo Cabrita, ministro degli Interni del Portogallo (che ha la presidenza semestrale del Consiglio) afferma che il certificato servirà per «levare alcune imposizioni ai confini interni della Ue». Ma il «certificato» avrà senso solo quando finirà la penuria di vaccini.
PER IL MOMENTO, il Consiglio europeo ha discusso sull’armonizzazione delle regole nella Ue, per non bloccare Schengen, e il mutuo riconoscimento dei test, anche di quelli antigenici, meno cari e più rapidi (benché considerati meno efficaci). La Commissione lancia l’allarme sulle varianti e incita gli stati a aumentare l’analisi del genoma del virus per individuarle prima che ci sommergano. Il ritorno alla normalità è lontano. Il Portogallo ha chiuso le scuole per 15 giorni, la Svizzera impone una quarantena di 10 giorni per chi proviene dal sud della Francia e da Montecarlo, le università francesi non torneranno alla normalità prima dell’estate e non è escluso un nuovo lockdown.
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