Ue, la recessione viene e va. Ma i salari sono il problema
Le previsioni di inverno La Commissione Ue vede il 2023 in positivo, il prossimo anno l’Italia crescerà di meno. Gentiloni: «Non ci sarà la recessione tecnica». Il Pnrr è la speranza, ma il paese è in ritardo
Le previsioni di inverno La Commissione Ue vede il 2023 in positivo, il prossimo anno l’Italia crescerà di meno. Gentiloni: «Non ci sarà la recessione tecnica». Il Pnrr è la speranza, ma il paese è in ritardo
Più del rischio di stagflazione, considerata per ora un pericolo alle spalle, nelle previsioni economiche di inverno presentate ieri a Bruxelles la Commissione Europea è sembrata preoccupata dai salari che sono troppo bassi per recuperare quanto hanno perduto a causa dell’aumento dei prezzi e anche dal rischio che aumentino innescando una spirale con l’inflazione che non c’è e, con ogni probabilità, non ci sarà.
L’INFLAZIONE in calo (9,2 per cento nel 2022 al 6,4 nel 2023, 2,8 nel 2024 nell’Ue) è stata causata da elementi esogeni come il blocco delle catene di approvvigionamento; la speculazione sulle materie prime e la guerra sull’energia innescata da Putin dopo avere invaso l’Ucraina; dagli extraprofitti delle imprese multinazionali. Una situazione diversa dagli anni 70-80 quando le politiche monetarie restrittive e l’austerità produssero una doppia recessione stroncando i salari. In tutt’altra congiuntura questo potrebbe essere l’esito anche delle attuali politiche della Fed negli Stati Uniti e soprattutto in Europa con la Bce.
PAOLO GENTILONI, commissario Ue all’Economia, ha affrontato il problema con il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis. I rischi per l’inflazione restano in gran parte legati all’andamento dei mercati dell’energia. Ora sono in calo, ma nel 2024 potrebbero tornare a crescere. Il fenomeno potrebbe essere determinato anche dall’aumento dei salari reali, al di sopra della media nominale. Questa ipotesi costituirebbe un problema nel caso in cui l’inflazione non fosse dovuta a cause esogene. Ma così non è.
L’AUMENTO reale dei salari, inoltre, servirebbe a rispondere a un’altra preoccupazione della Commissione Ue: «I consumatori e le imprese continuano a far fronte a costi energetici elevati e l’inflazione core (inflazione complessiva al netto di energia e alimenti non trasformati) è ancora in aumento a gennaio, erodendo ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie. Con il persistere delle pressioni inflazionistiche, la stretta monetaria è destinata a continuare, pesando sull’attività economica ed esercitando un freno agli investimenti».
L’ALTRA NOTIZIA di ieri riguarda la crescita. Quest’anno in Italia è stimata allo 0,8% mentre la Germania si fermerà allo 0,2% e la Francia allo 0,6%. Farà meglio la Spagna con un miglioramento dell’1,4%. L’economia che crescerà di più sarà quella dell’Irlanda: 4,9%. Nel 2024 la situazione si rovescerà: l’Italia torna in coda all’1%, il livello più basso dell’intera Ue. La Germania salirà a +1,3%, Francia +1,4%, la Spagna del 2%. Sono solo stime. Ciò che per ora si annuncia è il ritorno a una costante italiana: la bassa crescita che potrebbe rallentare ancora, anche se l’1% sarebbe comunque più alta del prefisso telefonico consueto.
IN QUESTO SCENARIO Gentiloni ha ricapitolato i limiti delle politiche economiche nazionali e ha sostenuto che tutto gira intorno al «Pnrr» entro il 2026. La sua speranza è che un utilizzo dei fondi europei possa portare il paese a un miglior risultato e a recuperare rispetto alle previsioni economiche presentate ieri. Ed è qui che si gioca la complessa partita del governo Meloni già stretto dall’austerità di ritorno sulle finanze pubbliche e in attesa della riforma del patto di stabilità. Quello che sanno tutti è che difficilmente l’Italia riuscirà a spendere tutti i denari stanziati per i problemi strutturali.
IL GOVERNO cerca di trasferire progetti per miliardi di euro ai fondi di coesione con il vantaggio di sfuggire alla stretta dei tempi del Pnrr, guadagnando fino a tre anni in più per la loro realizzazione (dal 2026 al 2029). L’esecutivo intende chiedere alla Commissione di adeguare il Pnrr alle nuove condizioni dei prezzi aumentati per i blocchi delle catene di approvvigionamento provocati dalle quarantene che hanno rallentato la diffusione del Covid nel biennio 2020-2022. Questo significa la «flessibilità» sull’uso dei fondi europei, quelli del Pnrr e anche della politica di coesione. Ieri Gentiloni ha chiesto a tutti i governi europei di concentrare le richieste di modifica in un unico emendamento ai piani precedenti e inserire il nuovo capitolo nel piano «RePowerEu».
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