Ue, alla ricerca di un’unità sugli acquisti del gas
Al Forum di Davos Lagarde (Bce) ha sollecitato «un'azione concertata», ma l'Unione Europea resta ancora divisa sul problema dell'energia, e ci sono i veti dell'Ungheria di Orban
Al Forum di Davos Lagarde (Bce) ha sollecitato «un'azione concertata», ma l'Unione Europea resta ancora divisa sul problema dell'energia, e ci sono i veti dell'Ungheria di Orban
Dal primo giugno inizieranno i lavori di una task force della Commissione europea per garantire l’approvvigionamento energetico dell’Ue attraverso l’acquisto comune volontario di gas, Gnl e idrogeno. Sarebbe questa una prima risposta alle molteplici sollecitazioni per arrivare ad acquistare gas «in comune» e non ciascuno per sé. Ieri lo ha fatto, ad esempio, la presidente della Banca Centrale Europea (Bce) Christine Lagarde al Forum Internazionale in corso a Davos. Lagarde ha sollecitato i governi europei a centralizzare gli acquisti di gas e petrolio così com’è accaduto con i vaccini anti-covid. «Allora -ha detto – dopo qualche inciampo iniziale, la Commissione riuscì a strappare prezzi molto più convenienti di quelli che Pfizer o Moderna o Biontech avrebbero prevedibilmente chiesto ai singoli paesi, se avessero comprato i vaccini in ordine sparso». «Una politica degli acquisti messi in comune su prodotti come gas, petrolio, minerali, sarebbe un’azione concertata formidabile, è arrivato il momento di un’azione concertata sugli acquisti».
«Abbiamo ancora qualche difficoltà in più sulla proposta della Commissione di acquisti comuni del gas liquefatto» ha riconosciuto il commissario all’Economia Paolo Gentiloni – Speriamo di arrivarci: un po’ di competizione tra i diversi paesi è comprensibile». La «competizione» sembra in questo caso un eufemismo per indicare le divisioni che rendono complessa la quadratura del cerchio su un’azione politica che potrebbe calmierare i prezzi e dare un segnale di unità in un continente diviso. Sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina la macchina si è inceppata. L’Ungheria mantiene il suo veto se prima non ha rassicurazioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti. Niente di fatto sull’embargo al petrolio. Si punta tutto sui «300 miliardi di euro» del piano «RePowerEu», come ha ricordato ieri a Davos la presidente Ursula von der Leyen. Ma i soldi potrebbero non bastare a tutti e i 20 miliardi di sovvenzioni provenienti dal sistema Ets secondo i criteri del Recovery per qualcuno è poco adeguato.
Si discute anche sulle conseguenze della crisi. La recessione, ha riconosciuto il ministro italiano dell’economia Daniele Franco, è uno scenario possibile nel caso in cui si materializzassero «grossi rischi» legati alla guerra e ai prezzi energetici. L’embargo è uno di questi «rischi». A suo dire però l’Italia sfuggirà ai venti di recessione, e riuscirà a ridurre il debito anche quest’anno dopo il calo di oltre quattro punti di Pil nel 2021. Kristalina Georgieva, del Fondo Monetario Internazionale, ieri a Davos ha detto: «Sarà un anno difficile. Ma la crescita globale è del 3,6%».
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