Ucraina: nuovo governo, vecchi problemi
Kiev La Rada, il parlamento ucraino, ha licenziato il primo ministro Alexey Goncharuk con il voto favorevole di 353 deputati
Kiev La Rada, il parlamento ucraino, ha licenziato il primo ministro Alexey Goncharuk con il voto favorevole di 353 deputati
Nuovo governo ma vecchi problemi per l’Ucraina. Il 4 marzo dopo una crisi che si trascinava dalla metà di gennaio l’Ucraina ha un nuovo governo.
La Rada, il parlamento ucraino, ha licenziato il primo ministro Alexey Goncharuk con il voto favorevole di 353 deputati 49 si sono astenuti e nessuno voto contro. La fiducia tra il premier e il presidente Volodomyr Zelensky era venuto meno quando un mese e mezzo fa fu pubblicata su Youtube una registrazione audio di una riunione tra Goncharuk e il ministro delle finanze Oksana Markarova dove il primo ministro affermava che il presidente aveva “cognizione primitiva” dell’economia.
«Zelensky ha una cognizione molto primitiva dei processi economici, o piuttosto semplificata… è un completo ignorante nell’economia perché un avvocato per formazione» aveva affermato Goncharuk.
Tuttavia a causa dei delicati equilibri all’interno della coalizione che sostiene il presidente e la necessità di rassicurare il Fondo Monetario a fronte di una crisi del tutto incomprensibili agli occhi dei funzionari di New York, la crisi è andata per le lunghe.
Prima della votazione in parlamento è interviene il presidente Zelensky per dichiarare che l’esigenza di varare un nuovo esecutivo non sorge da uno scontro personalistico ai vertici dello Stato ma dall’esigenza di accelerare il corso delle riforme: «Questo governo sapeva cosa fare, ma sapere non è abbastanza: dobbiamo lavorare. Non dobbiamo aver paura della verità, dobbiamo ammettere gli errori» ha detto il capo dello stato. In realtà le “riforme” volute dal Fmi e dalla Banca mondiale stentano a decollare perché non si trova una maggioranza di deputati dentro la Rada pronta a votare la privatizzazione dello poste, massicci licenziamenti del settore pubblico e la semi-privatizzazione della sanità.
Misure troppo impopolari anche da chi se ne fa paladino nei corridoi istituzionali. Al posto di Gancharuk è stato eletto l’ex vice primo ministro e ministro dello sviluppo delle comunità e dei territori, Denis Shmygal.
Il nuovo premier giunge dall’Ucraina occidentale e ha un passato di imprenditore nel settore del prodotti alimentari congelati.
Il suo esordio è stato tutto in salita. Due giorni fa ha proposto di allentare il blocco della fornitura idrica alla Crimea russa. Secondo Shmygal “il governo ucraino non deve dimenticare i suoi cittadini che vivono in Crimea. Vogliamo aiutare queste persone. Vogliamo che sentano che ci teniamo a loro” aveva scritto sulla sua pagina di Facebook. Dal 2014 l’Ucraina ha cessato di fornire acqua alla zona annessa dal Russia e ciò ha provocato un costante deficit idrico principalmente nella zona di Simferopol.
La misura umanitaria sarebbe stata volta rilanciare l’immagine di un’Ucraina benevolente e pronta a riprendere nel proprio seno i crimeani. Tuttavia tale proposta ha provocato la reazione piccata dei settori più radicalmente anti-russi della Rada che hanno sempre inteso usare il blocco delle forniture d’acqua come strumento «cacciare l’occupante russo».
Così il giorno dopo il nuovo capo del governo del Tridente ha dovuto rettificare la sua dichiarazione sostenendo che «al momento non è possibile riprendere la fornitura di acqua a causa dell'”occupazione” della penisola».
Proteste sono giunte dal Duma russa e dal governo della Federazione. «L’Ucraina vuole continuare a usare l’arma dell’approvvigionamento idrico, una misura contraria al minimo rispetto dei diritti umani, per ricattare un intero popolo» si legge in una nota sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari russi.
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