Ucraina in formato Normandia
Vertice a Berlino Hollande incontra Putin, con Merkel e Poroshenko, dopo l'annullamento della partecipazione all'inaugurazione del centro culturale russo e della chiesa ortodossa a due passi dalla Tour Eiffel. Francia e Germania cercano di sbloccare lo stallo degli accordi di Minsk e propongono una Road Map, militare e politica
Vertice a Berlino Hollande incontra Putin, con Merkel e Poroshenko, dopo l'annullamento della partecipazione all'inaugurazione del centro culturale russo e della chiesa ortodossa a due passi dalla Tour Eiffel. Francia e Germania cercano di sbloccare lo stallo degli accordi di Minsk e propongono una Road Map, militare e politica
L’incontro avrebbe dovuto aver luogo a Parigi ieri, in occasione dell’inaugurazione del centro spirituale e culturale russo, con la grande chiesa ortodossa che tocca i 37 metri di altezza (il massimo permesso dalle regole urbanistiche della capitale francese), a due passi dalla Tour Eiffel. Ma la tensione tra Russia e Francia ha fatto saltare la visita di Putin a Parigi. Hollande e Putin, pero’, si sono trovati ieri sera a Berlino, assieme a Petro Poroshenko, su invito di Angela Merkel: un incontro “formato Normandia” confermato solo la vigilia, in seguiti a una discussione sulla Siria. L’ombra della Siria ha pesato sull’incontro dedicato all’Ucraina, voluto dall’occidente con l’obiettivo di dare una spinta politica per uscire dallo stallo in cui si trova l’applicazione degli accordi di Minsk, un anno e mezzo dopo la firma, sia sul piano militare nelle regioni dell’est che su quello politico a Kiev. Nessuno è arrivato a Berlino nell’attesa di grandi risultati, ma l’incontro in sé è già qualcosa, considerato una piccola vittoria da parte degli occidentali, visto che il “formato Normandia” non si era più stato convocato dall’ottobre 2015 (a Parigi) e che c’è appena stato il veto di Mosca al Consiglio di sicirezza del’Onu su una risoluzione francese sulla Siria. La Russia ha fatto un gesto, prolungando a 8 a 11 ore la tregua dei bombardamenti su Aleppo, anche se Germania e Francia vogliono tenere separate le due crisi. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, deplora che alla crisi dell’Ucraina venga dedicata “solo una sera, neppure una giornata”. Per Peskov, la Russia è “aperta ai negoziati”, ma “la situazione resta difficile”, cioè la Russia non ha nessuna intenzione di fare pressione sui separatisti delle repubbliche di Donetsk e Lugansk perché cedano a Kiev. Poroshenko punta a sfruttare la debolezza degli alleati europei: “non abbiamo grandi attese su questo incontro, non mi faccio nessuna illusione sulle capacità di Merkel e Hollande a temperare le ambizioni di Putin a questo stadio”, ha affermato prima dell’incontro. Ribandendo che “fino a quando il pacchetto sicurezza non è rispettato, l’Ucraina si asterrà dall’avanzare nel processo politico”, per dotare il Donbass di uno statuto speciale, che ne garantisca un’autonomia, e permettere cosi’ le elezioni. Per Putin la questione militare è “un pretesto” per bloccare la soluzione a livello politico. Francia e Germania propongono una Road Map, che prenda in conto contemporaneamente gli aspetti militari e quelli politici: è proprio questo che blocca l’applicazione di Minsk, perché nessuno de contendenti vuole cedere per primo. L’Eliseo fa sapere che “se si avanza di un millimetro è già un bene”. Merkel ha ricordato i punti di blocco: il rispetto effettivo del cessate il fuoco (Kiev ha affermato che 7 suoi soldati sono morti dall’inizio di ottobre, i separatisti non hanno dato cifre, domenica è stato ucciso Arsen Pavolov, capo separatista detto “Motorola”); le questioni politiche; le questioni umanitarie. “Non possiamo aspettarci miracoli, ma al punto in cui siamo bisogna fare sforzi”, ha commentato Merkel.
Oggi, la crisi in Ucraina è in agenda al Consiglio europeo a Bruxelles. Sul tavolo c’è di nuovo la questione delle sanzioni, ma la discussione sarà limitata ad alcune personalità, siriane o russe. Difatti, nuove sanzioni alla Russia sono state escluse al vertice dei ministri degli Esteri della Ue di lunedi’. Il bombardamento su Aleppo ha gelato l’offensiva dei paesi più scettici verso le sanzioni alla Russia, decise nel marzo 2014 in seguito all’annessione della Crimea, poi rafforzate, legate all’avanzamento degli accordi di Minsk nel marzo 2015 e confermate di nuovo a luglio, fino al gennaio 2017. Oltre a Grecia e Cipro, paesi tradizionalmente vicini alla Russia, Ungheria, Austria, Spagna, Slovacchia e anche Italia hanno cercato di fermare le sanzioni, poiché l’economia ne paga il prezzo. In Germania, l’Spd non è sulla stessa posizione intransigente di Merkel. In Francia, Hollande alza la voce, concentrandosi sulla Siria (il presidente ha ricevuto ieri mattina all’Eliseo il presidente dei Caschi bianchi siriani, oggi al Quai d’Orsay c’è un summit sulla Siria). Ma l’annullamento della visita di Putin per l’inaugurazione del centro culturale ortodosso ha suscitato molte critiche. La Russia ha molti amici in Francia, qualcuno nel Ps, ma soprattutto a destra (estrema destra), ovviamente anche nel mondo deli affari.
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