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Ucciso leader delle opposizioni, salta accordo su Yarmouk

Ucciso leader delle opposizioni, salta accordo su YarmoukMembri delle opposizioni siriane – Reuters

Siria Morto in un raid governativo Zahran Alloush, leader del gruppo salafita Jaish al-Islam. Sospesa l'evacuazione dei miliziani di Isis e al-Nusra dal campo profughi palestinese. Messaggio di Mosca a Usa e sauditi su chi detta il tavolo del negoziato

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 27 dicembre 2015

A pagare per la scomparsa di Zahran Alloush, leader del Jaish al-Islam (l’Esercito dell’Islam), è il campo profughi palestinese di Yarmouk. Ragioni di sicurezza, dicono fonti del governo, impediscono di implementare subito l’accordo siglato due giorni fa tra Damasco e Stato Islamico: i migliaia di miliziani di Isis e al-Nusra dentro e intorno al campo a 8 km dal centro della capitale avrebbero dovuto abbandonare i quartieri occupati in autobus, insieme alle famiglie, per raggiungere Raqqa e permettere così la liberazione dei 18mila residenti rimasti (erano 160mila prima della guerra).

Yarmouk vive soffocata dall’assedio esterno governativo e quello interno delle opposizioni moderate e islamiste dal dicembre 2012: il numero dei suoi abitanti è crollato e i servizi forniti alla comunità più povera della capitale scomparsi. Il poco cibo viene confiscato dai miliziani anti-Assad e rivenduto a prezzi esorbitanti ai civili. Un dramma che ha ucciso oltre 100 persone per denutrizione. Muoiono di fame, i fantasmi di Yarmouk, muoiono di tifo.

L’accordo tra governo e Isis ora è in stand by, dopo l’uccisione in un raid aereo di una delle figure centrali della guerra in corso: «Il Jaish al-Islam avrebbe dovuto garantire il passaggio sicuro [dei miliziani a Yarmouk] attraverso le zone est di Damasco e poi verso Raqqa – dice una fonte interna all’Isis all’agenzia Middle East Eye – Ma la morte di Alloush ci fa tornare al punto di partenza». «Il negoziato è congelato, ma non cancellato», ribatte invece l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, mentre autobus vuoti rimangono di fronte a Yarmouk.

Zahran Alloush, 44 anni, era il comandante del Jaish al-Islam, coalizione salafita attiva per lo più nel quartiere “ribelle” di Damasco, Ghouta, nel quale è stato raggiunto nelle settimane scorse un debolissimo cessate il fuoco. Tanto forte da eliminare ogni opposizione rivale e da creare uno Stato nello Stato, un’amministrazione parallela a Damasco e necessaria a fondare quello che è definito un vero e proprio culto della personalità di Alloush.

Un raid, rivendicato dall’esercito di Assad (seppure fonti parlino di aerei russi), ha centrato giovedì un edificio di Ghouta dove si teneva un meeting segreto: 5 morti, tra cui Alloush. Subito dopo la coalizione ha nominato il suo sostituto, per non indebolirsi in un momento cruciale, dal punto di vista militare e diplomatico. Abu Homam Essam al-Boudani, originario proprio di Ghouta, sarà il nuovo comandante della federazione salafita, nata dopo il 2011 a seguito dell’amnistia concessa all’epoca da Damasco a molti prigionieri. Rafforzatasi nel 2012 quando compì un attentato contro il quartier generale della Sicurezza Nazionale nella capitale siriana, con l’avanzata dello Stato Islamico ha operato al di fuori della sfera di influenza del sedicente califfato, restando in quella opulenta dell’Arabia saudita, da anni sua finanziatrice.

Il gruppo, considerato una delle forze armate più efficaci, è tanto legato alla petromonarchia (il padre di Alloush è un noto religioso in Arabia Saudita) da essere invitato alla conferenza delle opposizioni a Riyadh a inizio dicembre. Il futuro ora è incerto: la scomparsa di un leader carismatico come Alloush, disposto anche a negoziare (ora non più), potrebbe provocare un arretramento del gruppo. Secondo il quotidiano arabo al-Hayat, l’attacco contro Jaish al-Islam «è il segno del rigetto della conferenza di Riyadh» da parte russa e governativa e la volontà di proseguire nel conflitto per arrivare al tavolo del negoziato con opposizioni più deboli.

Ieri, ad una settimana dall’approvazione della risoluzione sulla Siria, l’inviato Onu de Mistura ha annunciato l’intenzione di aprire il dialogo a Ginevra il 25 gennaio con il governo e «il più ampio fronte possibile dell’opposizione siriana».

Proprio Jaish al-Islam è stato tra i motivi di screzio tra Russia e Stati uniti e Arabia saudita intorno alla famigerata lista redatta dalla Giordania: 160 gruppi terroristi esclusi dal negoziato. Tra questi non figurava il gruppo di Alloush che, legittimato dal fronte occidentale, ha provocato le proteste di Mosca visti gli abusi contro i civili e le posizioni ultraconservatrici anti-sciite.

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