Oles Buzyna era un giornalista, noto per le sue posizioni critiche nei confronti di Kiev. Era considerato un filorusso. Il giornalista, 45 anni, è stato ucciso dai colpi sparati da un’auto in corsa, secondo quanto riferito da una nota del ministero dell’interno ucraino.

Lo scorso anno Buzyna si era presentato alle elezioni parlamentari con il partito pro Russia ma non aveva ottenuto i voti necessari per avere un seggio. La sua morte è avvenuta all’indomani di altri due omicidi: l’altro ieri è stato assassinato un alleato del deposto presidente Victor Yanukovych, l’ex deputato Oleg Kalashnikov e poco prima era toccato a Sergej Sukhobok, un altro giornalista, noto per le sue posizioni in favore della popolazione del Donbass in guerra contro Kiev (dirigeva Business Donbass).

Herashchenko – il ministro dell’interno ucraino – ha detto che ritiene che entrambi gli omicidi siano collegati al ruolo che i due avevano nel «movimento anti-Majdan», che si oppone a quello che nel 2014 ha portato alla fine della presidenza di Yanukovich e al nuovo governo.

Per il presidente russo Putin si tratta di omicidi politici, che rendono chiara la linea seguita dal nuovo governo di Kiev. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha ordinato un’inchiesta sugli omicidi definiti degli atti «deliberati» compiuti per fare il gioco «dei nostri nemici». Ma Poroshenko dovrebbe anche mettere in fila gli ultimi otto omicidi di esponenti collegati all’ex governo Yanukovych che sono morti in circostanze da chiarire, negli ultimi tre mesi. I primi erano stati dichiarati suicidi dalle autorità ucraine che ora però ammettono che potrebbe essersi trattato di omicidi o di «suicidi forzati».

Bisogna aggiungere che la sete di verità di Kiev non sembra particolarmente sviluppata su certi argomenti, se è vero che tutte le inchieste da cui ci si aspettava risposte importanti sono andate perse nel dimenticatoio o sono state svolte in modo poco chiaro e trasparente (Majdan stessa, la strage di Odessa, la morte del giornalista italiano Andy Rocchelli, solo per ricordare gli esempi più eclatanti).

Sull’omicidio Buzyna e non solo, ieri si è espresso Putin, durante la tradizionale trasmissione televisiva durante la quale risponde alle domande degli ascoltatori. Proprio in questa occasione Putin ha dato la notizia della morte di Buzyna e si è espresso su altri temi «ucraini». Ad esempio: «Non si possono mettere sullo stesso piano nazismo e comunismo perché, nonostante le deformità e le repressioni, lo stalinismo, al contrario del nazismo, non si è mai posto l’obiettivo di eliminare dei popoli». è quanto ha detto Putin riferendosi alla recente decisione del governo di Kiev di vietare simboli e propaganda sia comunisti sia nazisti.

Infine, Putin ha specificato che «La Russia non ha in progetto di resuscitare il suo impero, ma non sarà mai un «vassallo» degli Stati uniti». Putin ha poi chiesto a Kiev di mettere fine a quello che ha definito «il blocco economico» nei distretti controllati dai ribelli filorussi, nel rispetto dell’accordo di pace di Minsk. Ad una domanda sulle sanzioni imposte a Mosca per la crisi ucraina, Putin ha ribadito la convinzione che in realtà l’Occidente stia usando un pretesto per attuare «una politica di contenimento dell’espansione economica russa».