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Tutto quello che avreste voluto sapere sui semi di lino

Tutto quello che avreste voluto sapere sui semi di lino

Generi alimentari Il lino (Linum usitatissimum) è coltivato fin dai tempi degli Egizi soprattutto per ricavarne fibra tessile e semi, ricchi di olio e di proteine. Dai semi si ricava una farina […]

Pubblicato circa un mese faEdizione del 17 ottobre 2024

Il lino (Linum usitatissimum) è coltivato fin dai tempi degli Egizi soprattutto per ricavarne fibra tessile e semi, ricchi di olio e di proteine. Dai semi si ricava una farina che, trasformata in polentina bollente, veniva un tempo applicata sul petto per aiutare la risoluzione di bronchiti e tossi fastidiose. I semi tal quali arricchiscono molti prodotti della panificazione (pane, grissini, biscotti, ecc.) e possono essere aggiunti a yogurt, muesli, insalate, zuppe e minestre.

Un uso tradizionale dei semi di lino prevede che siano ammollati per qualche ora in un liquido (acqua per lo più). In questo modo i semi rilasciano una grande quantità di mucillagini (fibre solubili) che consumate assieme ai semi e al liquido di ammollo sono una pozione assai utile per chi soffre di stitichezza e di infiammazioni intestinali. Un rimedio che non ha controindicazioni, non crea assuefazione e che, tra l’altro, si rivela anche economico.

Il 73% dei grassi contenuti nei semi di lino è costituito da acido alfa-linolenico della serie omega 3. A questo tipo di grassi (il lino e il suo olio sono tra gli alimenti che ne contengono di più) Efsa, l’ente europeo che si occupa di sicurezza alimentare, ha riconosciuto un ruolo positivo nel mantenimento dei normali livelli di colesterolo nel sangue. Questi grassi entrano inoltre nella composizione del sistema nervoso e della parete cellulare, hanno importanti proprietà antinfiammatorie e prevengono o aiutano la gestione di diverse patologie croniche. Non solo delle più note malattie cardiovascolari, ma anche delle artropatie infiammatorie, delle manifestazioni allergiche, delle depressioni minori, dei danni da inquinamento ambientale, ecc.

Occorre precisare che proprio per la presenza di grandi quantità di acidi grassi polinsaturi, quest’olio si ossida facilmente al contatto con la luce e l’aria, specialmente se conservato a temperatura ambiente. Per questo i produttori attenti estraggono l’olio di lino a bassa temperatura, lo confezionano in bottiglie piccole (250 ml) di vetro scuro e inseriscono in etichetta la raccomandazione di conservarlo in frigorifero per ridurre al minimo il rischio di ossidazione. In ogni caso, il contenuto andrebbe consumato entro qualche settimana. Per evitare gli indesiderati processi ossidativi dell’olio è possibile, in alternativa, tritare i semi poco prima di aggiungerli a yogurt e insalate con un semplice macinino da caffè dedicato.

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