Alias

Tutti pazzi per Kantor

Tutti pazzi per Kantorallestimento della mostra "White as the colour of snow" – fot studioFILMLOVE

Mostra "White as the colour of snow" organizzata dalla Cricoteka fino al prossimo 11 giugno, importante tassello per ricostruire la carriera dell'artista

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 15 aprile 2017

Il mosaico della carriera internazionale di Tadeusz Kantor andrebbe ricostruito tessera dopo tessera in attesa del biopic sull’artista polacco diretto da Jan Hryniak ancora ai box a causa di problemi finanziari. Mancano ancora alcuni giorni di riprese di cui due previsti a Firenze per raccontare la prima internazionale dello spettacolo Wielopole Wielopole sul grande schermo. Ma la mostra «White as the Colour of Snow» organizzata dalla Cricoteka di Cracovia (fino al prossimo 11 giugno) ne rappresenta un tassello importante. Forse l’arte del grande artista multidisciplinare avrebbe comunque trovato altri modi per raggiungere il pubblico internazionale. Ma è indubbia l’importanza della funzione mercuriale di Achille Perilli che ha contribuito a sdoganare il lavoro di Kantor nel resto di mondo. È stato un incontro decisivo quello del pittore romano con l’artista polacco sull’isola di Korcula in Dalmazia nel 1968. È lì in occasione di un laboratorio di mosaico che nascerà un rapporto di amicizia e di stima tra due artisti formalmente contestatari a prescindere da ogni contestazione sessantottina. Un anno dopo Perilli riesce nell’impresa di organizzare una piccola tournée della Compagnia Cricot 2 in Italia.
AVANGUARDIA POLACCA
Kantor, allora sconosciuto all’estero, non aveva ancora scritto il manifesto del «Teatro della morte» ma è invitato ad allestire La gallinella d’acqua di Stanislaw Witkiewicz a Modena, Bologna e nei sotterranei della Galleria nazionale d’arte moderna. Tutti pazzi per «Cantór» in Italia: Il suo scopritore e i suoi seguaci ne pronunciano così il nome. Kantor come Bob Wilson, Eugenio Barba e il connazionale Jerzy Grotowski. Il suo nome entra ben presto nel pantheon dei grandi innovatori teatrali del secondo Novecento. Dieci anni dopo nella trasmissione RAI Kantor racconta Kantor (1980) realizzata da Maria Bosio e Nico Garrone il suo nome continua ad essere declamato con l’accento sulla seconda sillaba. Il servizio televisivo offre alcuni retroscena sulla mostra «L’avanguardia polacca 1910-1978» allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 1980 che costituisce anche il tema principale della mostra della Cricoteka.
I BOZZETTI
Sulle pareti del museo polacco sono esposti numerosi bozzetti inediti dall’archivio personale di Perilli sull’allestimento della mostra concepita dallo stesso Kantor per la Capitale. Dai suoi schizzi colorati si evince l’atteggiamento di amorevole cura con la quale l’artista polacco aveva affrontato un progetto teso a costruire una narrazione inedita della nuova avanguardia polacca lontano dai confini nazionali. C’e spazio anche per il cricotage Dove sono le nevi di un tempo dello stesso Kantor nella mostra romana suddivisa in tre ambienti.
GLI ATTORI PITTORI
Ma i veri protagonisti di «L’avanguardia polacca 1910-1978» sono stati i suoi «attori pittori», così chiamati dallo stesso Kantor. Sono loro infatti i fautori e i testimoni allo stesso tempo di quello stato di «rivoluzione permanente» che aveva portato in patria alla nascita di Cricot 2. Zbigniew Gostomski, Maria Jarema, Kazimierz Mikulski, Andrzej Welminski, Roman Siwulak e Maria Stangret moglie di Kantor erano tutti nomi allora inediti all’estero che nel 1955 avevano detto «nie» alla dottrina del realismo socialista in pittura. Un rifiuto reso possibile dalla relativa libertà di espressione in Polonia nel periodo della cosiddetta «piccola stabilizzazione» negli anni del governo di Stanislaw Gomulka (1956-1970). Ad eccezione dei collage surrealistici di Mikulski, che appaiano in sintonia con le ricerche grafiche di alcuni sperimentatori dell’animazione polacca coevi come Jan Lenica e Walerian Borowczyk, tutti gli altri lavori sono accomunati da un approccio alla figurazione debole. Che si tratti dello spago e delle lampadine che pendono nelle tele di Welminski, oppure, delle scale e dei mattoni che accompagnano le superfici dipinte da Siwulak, la musica non cambia. Opere tutte caratterizate dalla presenza di un appendix materica che invece di sospenderne il significato lo definisce metonimicamente. Difficile dire se corrispondano soltanto ad un traguardo formale oppure alla volontà di offrire un’ultima possibilità ad oggetti destinati scomparire nel nulla come gli ombrelli degli emballages di Kantor. Intanto la Cricoteka ha già deciso di ricambiare il favore a Perilli con una retrospettiva dei lavori del pittore romano in programma il prossimo autunno.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento