Europa

Tutti in Grecia, per giocare una partita che ci riguarda

Tutti in Grecia, per giocare una partita che ci riguarda/var/www/ilmanifesto/data/wordpress/wp content/uploads/2015/01/23/24desk girobasso foto biagianti – Aleandro Biagianti

Bella ciao Il contributo della Brigata Kalimera alla festa greca di Syriza. E l'invasione delle sinistre di tutta Europa

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 24 gennaio 2015

Qualcuno ha detto ironicamente che in Grecia, per vivere assieme ai compagni di Syriza la vigilia e il giorno dei risultati, eravamo venuti «per farci una canna». Intendendo che il viaggio collettivo doveva servire a un momento di ebbrezza nel quale affogare le frustrazioni della sinistra italiana. Identificarci, insomma, nel “papa straniero”, e dimenticare l’Italia.

Non nego che nell’indurci tutti a partire ci sia stato anche questo aspetto ludico. E però: perché no? Se una volta tanto qualcuno a sinistra vince, visto che nei nostri tempi più recenti non accade molto spesso, perché non farsi partecipi della gioia dei vicini di casa? Tanto più un vicino come la Grecia, con cui per così tanti decenni abbiamo sempre dovuto solidarizzare per via di sciagure: colpi di stato, dittature, arresti, fucilazioni… Finalmente veniamo qui perché ora invece vincono.

In realtà la brigata Kalimera – 230 persone registrate più 3 bambini perché alcuni sono venuti in formato famiglia – più un imprecisato numero di irregolari che non hanno profittato della straordinaria organizzazione (dove si dorme, dove si mangia, dove e quando tutti gli appuntamenti politici, centrali e nelle periferie, affidato dai mille e tanti firmatari dell’appello che ha lanciato l’iniziativa a Raffaella Bolini-Arci, Roberto Morea-Transform Europa, Musacchio, Torelli e altri di «L’Altra Europa») – è una compostissima e serissima compagine. Li ho visti al primo appuntamento dedicato a programmare i prossimi giorni e allestito nell’aula magna del glorioso Politecnico dove il 17 novembre 1973 la rivolta degli studenti, tanti orrendamente trucidati dalla polizia e dall’esercito, dette il colpo di grazia al regime dei colonnelli. Partecipanti giovanissimi, di mezza età, anche vecchi: dai 16 agli 80 anni, provenienti da tutte le regioni d’Italia, quasi tutti elettori dell’Altra Europa e militanti di quella vastissima area che in Italia rappresenta una nebulosa fatta da partiti e senza-partito, che cercano di farne uno nuovo e buono per tutti. (Presenti, naturalmente, i leaders massimi degli uni e degli altri, Marco Revelli e Paolo Ferrero, i neo onorevoli Curzio Maltese e Eleonora Forenza; Vendola, impegnato a Milano con Human Factor, arriva domenica direttamente da Milano per assistere alla veglia dello scrutinio). Presenti anche sindacalisti, movimenti, persino i Socialisti della Magna Grecia, cioè la Calabria.

Tutti sono venuti per loro stessi e per i greci: l’ingresso di questo corposo corteo nella piazza del comizio di Tsipras giovedì sera, che ha trascinato tutti i presenti ad accompagnarsi al nostro Bella ciao, è stato un buon e bel contributo alla festa greca. Ha fatto emergere con chiarezza che qui si gioca una partita che ci riguarda tutti: se Siryza riuscirà a fare il governo potrebbe finalmente innescarsi una svolta nella politica dell’Unione Europea. La forza, la fermezza, e il realismo propositivo di Siryza hanno del resto già ottenuto qualcosa. Lo si è visto quando abbiamo saputo delle decisioni della Bce: una volta tanto la Merkel ha dovuto cedere qualcosa, e la Grecia non è stata esclusa dal progetto varato dal vertice come avrebbe invece voluto. Non è molto, perché quel piano ha grandissimi limiti e insidie, ma è già un segnale che si può se non si dice sempre signor sì. Persino quando si è ancora all’opposizione.

Questo lo ha capito bene l’intera sinistra europea che è infatti ben rappresentata qui ad Atene. Non con un esercito, come noi italiani, ma con le autorevoli leadership delle loro variegate formazioni di sinistra. Ve le elenco tutte, così come sono indicate nel registro, non credo del tutto completo, che mi hanno passato i compagni greci, contenti per questa invasione straniera ma anche un po’ sopraffatti come potete immaginare. Debbo dire che sono stati bravissimi: ci hanno aperto le loro sedi, ci hanno preparato incontri, e offerto affetto e riconoscenza.
Innanzitutto gli spagnoli, i candidati alla prossima vittoria, e dunque ad accoglierci al prossimo appuntamento a Madrid.

C’è Pablo Iglesias, che come sapete Alexis Tsipras ha abbracciato sul palco alla fine del comizio e insieme hanno gridato «Vinceremo» fra il tripudio della folla. I compagni di Izquerda Unida, presenti copiosamente, hanno storto un po’ il naso, ma si capisce che quello è stato un gesto simbolico che voleva sottolineare la novità. (Anche se evitare un fratricidio a sinistra non sarà facile, e qualche chiarimento l’esclusione della parola «sinistra» da parte di Podemos per paura – ci dicono rassicurandoci – di una identificazione con il Psoe lo solleva: diomio, la parola sinistra in Spagna evoca cose diverse e gloriose!). Poi la Francia, naturalmente col Pcf (presente anche il segretario Pierre Laurent), l’Unione de Gauche, il Partito Verde, ma anche qualche sindaco del Partito socialista. E poi militanti e deputati di: Bloque de Izquerda dal Portogallo; Socialist Scottish Party e sindacalisti britannici; Socialist Party dell’Irlanda (un altro successo delle recenti elezioni europee ); La sinistra Unita della Slovenia; l’Alleanza Verde-Rossa danese; il Partito di Sinistra della Svezia (anche il suo presidente); Gagnemos Barcelona (la lista unitaria che per le elezioni municipali Podemos e la locale sezione di Izquerda sono riusciti a formare). Senza dimenticare esponenti della sinistra turca. Non ho visto tedeschi, ma sono certa che devono esserci. E infine qualcuno che è venuto da lontano, quasi tutti appartenenti a formazioni cui hanno dato vita in Australia, in Brasile e in Argentina i tanti emigrati greci.

Non si tratta di partitini. Non poche di queste formazioni hanno peso determinante nei loro rispettivi paesi. Nella mia lunga vita ho assistito a moltissime riunioni della sinistra europea: questa volta però mi sembra che l’incontro sia meno formale, già un passo avanti verso una comune idea di Europa.

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