Economia

Tutti i tagli per finanziare il bonus elettorale: si comincia dalla sanità

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Indiscrezioni, o quasi Sembra confermata la riduzione anche del programma di acquisto degli F 35

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 18 aprile 2014

Lungo vertice ieri tra il presidente del consiglio Matteo Renzi, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan con l’aggiunta dei fedelissimi Maria Elena Boschi, Graziano Delrio e Luca Lotti. Più di tre ore per trovare calibrare meglio i tagli alla spesa pubblica per finanziare il bonus elettorale del taglio dell’Irpef. Per tenere calmi i giornali, sui quali impazzano previsioni di ogni tipo (l’ultima sul taglio alle detrazione che ha aperto diversi giornali ieri è stata smentita di buon mattino), il governo ha dato in pasto alle agenzie una bozza semi-ufficiale dei tagli che andranno a finanziare la campagna elettorale del Pd. E ha precisato: «potrebbe cambiare nelle prossime ore».

Al momento i tagli della spending review sono i seguenti: oltre 5 miliardi nel 2014, oltre 20 per il 2015 e oltre 30 per il 2016. Il salasso verrà inferto alla sanità pubblica un altro colpo: circa 2,4 miliardi di euro di tagli in due anni. Le risorse per finanziare il Servizio sanitario nazionale saranno infatti ridotte di 868 milioni quest’anno e 1,5 miliardi dal 2015. C’è la limitazione dei farmaci rimborsati inseriti in fascia A che non verrà applicata ai medicinali originariamente coperti da brevetto o che abbiano usufruito di licenze derivanti da tale brevetto. Il prezzo rimborsato dal Ssn è pari a quello della specialità medicinale con prezzo più basso. Sarebbe inoltre previsto che le regioni autonome e le province di Trento e Bolzano riducano le spese per l’acquisto di beni e servizi per 200 mln nel 2014 e per 500 mln a partire dal 2015.

Il tetto per la spesa farmaceutica territoriale passerà dall’attuale 11,35% all’11,25% del Fondo sanitario nazionale, mentre quella ospedaliera viene rideterminata dal 3,5% al 3,4%. A decorrere dal 2015, i tetti saranno rispettivamente dell’11,20% e del 3,35%. Le spese militari subiranno una riduzione non inferiore a 200 mln per il 2014 e a 900 mln a partire dal 2015. Sarebbe previsto un risparmio anche sul programma di acquisto degli F35. Quanto alle imprese, è prevista una riduzione dei trasferimenti e del credito di imposta che deve essere ancora determinata. Confermato l’aumento al 26% dell’aliquota sulle rendite finanziarie. Nel mirino anche buoni taxi e noleggio di auto per la P.A., le authority e le società controllate dalle amministrazioni. Sono stati inseriti anche i tetti agli stipendi dei dirigenti di amministrazioni e società pubbliche.

Nessun compenso potrà superare quello del presidente della Repubblica (240 mila euro) in base al quale (con riduzioni in percentuale) saranno calcolati anche i salari delle fasce più basse. Tra questi ci sono i magistrati (l’Anm ha alzato la voce contro questo «taglio unilaterale») e i docenti universitari. Il dl Irpef-spending review elimina dal primo gennaio di quest’anno l’esenzione Imu per i fabbricati rurali ad uso strumentale, uno dei capitoli della saga del governo Letta-Berlusconi. Tagli lineari sono previsti per le società a totale partecipazione pubblica diretta o indiretta dello Stato che dovranno inoltre risparmiare non meno del 2% nel 2014 e il 3,5% nel 2015». Questa misura non si applica a quelle in via di privatizzazione, al momento Poste e Enav (per non rovinare il mercato, a quanto sembra).

Tra le molte reazioni sollevate dai nuovi annunci renziani scegliamo quelle dell’opposizione interna al Pd. Per Stefano Fassina, Alfredo D’Attorre e Cesare Damiano manca la svolta contro l’austerità, si continua a precarizzare il lavoro e i tagli sono insostenibili. Propongono di rivedere l’articolo 81 della Costituzione che non permette di derogare al pareggio di bilancio neppure per spese di investimento. Per Gianni Cuperlo invece «il Def va nella giusta direzione». Tante voci e posizioni divergenti. Renzi dorme sogni tranquilli.

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