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Tutti i numeri del voto. Giallorossi +4. Centrodestra-6

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Analisi del voto L’Istituto Cattaneo: «Centrosinistra più capace a riportare alle urne i propri elettori. Ma non riesce a sottrarre consensi alle destre»

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 28 giugno 2022

Per il centrosinistra è un risultato molto sopra le aspettative: 10 capoluoghi vinti contro i 6 del 2017. Le vittorie di Damiano Tommasi a Verona, e ancor più di Paolo Pilotto a Monza e di Nicola Fiorita a Catanzaro (col 58%) non erano previste, e danno un segno chiaro a questa tornata di amministrative.

A QUESTO VA AGGIUNTO il riallineamento di Parma e Piacenza (con Michele Guerra e Katia Tarasconi) alla tradizione progressista dei capoluoghi dell’Emilia-Romagna: tranne Forlì e Ferrara ora sono tutti amministrati da Pd e alleati, e anche questo non era scontato in una regione che fino a due anni fa rischiava di essere conquistata da Salvini. A questo va aggiunto il dato del Nord: su 11 capoluoghi al voto (Emilia compresa), il centrosinistra ne vince 7 (Padova e Cuneo le governava già), mentre il centrodestra fa il pieno solo in Liguria (Genova e La Spezia), cui aggiunge la conquista di Belluno e la conferma del sindaco uscente a Gorizia.

IL PIEMONTE, E ANCOR PIÙ Lombardia e Veneto sono la fotografia della sconfitta di Salvini e Meloni: dei 3 capoluoghi piemontesi mantengono solo Asti e perdono Alessandria, nei due lombardi sono due sconfitte piene, con Monza e Lodi che, a sorpresa, cambiano colore. Così in Veneto, con la clamorosa sconfitta di Verona, dove Salvini e Meloni si erano precipitati per un comizio unitario poco prima del primo turno: selfie e abbracci con il sindaco uscente Federico Sboarina, poi travolto da Tommasi.
Il centrodestra governava in 19 città, ora ne ha 13: e anche questo è un nero chiaro. Però, su 26 capoluoghi al voto, continua a governarne la maggioranza: 13 contro 10. E può vantare la conquista di Lucca e di Belluno, oltre che di Palermo già il 12 giugno.
Nel complesso non si tratta di un sommovimento epocale del comportamento elettorale, ma di una migliore conduzione delle partite da parte di Pe e alleati, che hanno presentato candidati più credibili che sono riusciti a riportare ai ballottaggi un numero maggiore di elettori.

UN DATO CONFERMATO dall’analisi post voto dell’istituto Cattaneo, che ha esaminato 4 città al voto: Monza, Parma, Alessandria e Catanzaro, I candidati di centrosinistra, dunque sono stati più bravi a rimobilitare i loro elettori del primo turno e a intercettare chi ilo 12 giugno aveva scelto candidati che erano stati eliminati. Ma, e questo è un dato interessante, rispetto alle europee del 2019 si segnalano spostamenti “abbastanza limitati” di voti tra i due grandi blocchi: dunque il centrosinistra, dove vince nelle roccaforti di destra come Verona, non lo fa perché convince gli elettori di Salvini e Meloni a votare centrosinistra. Ma perché riesce a portare alle urne un buon numero di elettori di sinistra, mentre quelli delle destre stanno a casa in misura molto maggiore, così come fanno quelli che alle europee avevano scelto il M5S.

PD E ALLEATI DUNQUE possono gioire per aver giocato bene le partite, ottimizzando le risorse di cui disponevano, non certo per uno sfondamento sociale nell’elettorato di centrodestra. «L’equilibrio tra centrodestra e “campo largo” (complessivamente intesi) non sembra cambiato di molto rispetto al 2019», sintetizza il Cattaneo, allargando l’analisi a 95 comuni sopra i 15mila abitanti sui 142 al voto in questa tornata. In termini percentuali, se Pd e M5S avevano il 49,3 nel 2019, ora prendono il 40,5%. E il centrodestra passa da 47,9% a 39,9%. Un riassestamento al ribasso dei due poli (causato anche dalla presenza di liste civiche non riferibili ai partiti) che non cambia gli equilibri generali.

A QUESTA ANALISI PRUDENTE rispetto alla vittoria del centrosinistra si aggiunge quella di You Trend: sui 142 comuni in esame, il centrodestra ne governava 54 e ora 58; mentre il fronte giallorosso ne governava 56 (compresi gli 8 comuni a guida 5S senza Pd) e ora 55.

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