Tutti i bimbi di mister Greenopoli
Intervista Giovanni De Feo, docente di ecologia industriale, gira l’Italia per insegnare ai bambini la sostenibilità con un gioco rap. E’ lui l’«Ambientalista dell’anno 2018»
Intervista Giovanni De Feo, docente di ecologia industriale, gira l’Italia per insegnare ai bambini la sostenibilità con un gioco rap. E’ lui l’«Ambientalista dell’anno 2018»
La sostenibilità la si impara da piccoli. Anzi, sono anche loro a potercela insegnare. «Occhio a Mangiafuoco, non si scherza con il fuoco/ Il vetro è senza fine, si ricicla e ti conviene».
E poi il ritornello: «Occhio Pinocchio, ti tengo sott’occhio. L’ambiente è importante, disse il grillo parlante!».
Sono strofe di rap per bambini (ma anche per i più grandi) composte da Giovanni De Feo, docente di ecologia industriale all’Università di Salerno, inventore del metodo didattico Greenopoli rivolto ai giovanissimi per insegnare la condivisione e la sostenibilità. La sostenibilità, l’ambiente, i rifiuti e l’acqua, da cui nasce l’acronimo «Sara», uno dei protagonisti di Greenopoli, sono alcuni degli argomenti preferiti nelle coinvolgenti lezioni che De Feo porta in giro per l’Italia. Il rap è uno degli strumenti principe per illustrare concetti, a volte, molto complessi.
La sua capacità di divulgare in maniera semplice e convincente lo ha portato a essere designato come l’«Ambientalista dell’anno 2018», vincendo con 1.700 voti l’importante Premio Luisa Minazzi, promosso da Legambiente e Nuova Ecologia, consegnatogli a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, il 7 dicembre scorso.
Come è nato e come ha maturato nel tempo il suo spirito ecologista?
Sono cresciuto nelle campagne dell’Irpinia. Da piccolo, ero immerso nella natura e nei suoi cicli vitali, Andavo con la nonna a fare la spesa a imballaggio zero. Poi, le tematiche ambientali sono diventate materia di studio e di lavoro al dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Salerno. I miei temi di ricerca principali oggi sono la gestione dei rifiuti, lo studio del ciclo di vita, la sociologia ambientale e anche la comunicazione ambientale.
E quando ha deciso di avviare il progetto Greenopoli?
Nasce più di dieci anni fa, nel 2006, come la città ideale della sostenibilità e della condivisione. Greenopoli è un’idea, un libro, un sito internet, anche una pagina Facebook. Greenopoli è ormai diventato una parte viva di me, sono, infatti, diviso tra il professor De Feo e Mister Greenopoli.
Come si sviluppa il metodo didattico Greenopoli? E come si spiega la sostenibilità ai bambini?
Con il metodo Greenopoli, il ruolo del formatore muta per assumere le funzioni di «moderatore», che prima fa discutere e ragionare gli allievi e poi, a opportuni intervalli, interviene per sostenere e rilanciare la discussione o introdurre nuovi concetti. Il tutto diventa più facile se ci si propone con entusiasmo, simpatia e spontaneità, lasciando trasparire tutta la passione per l’argomento che si sta discutendo. Il comunicatore deve evitare di porsi su un piedistallo (anche in senso fisico) e, per fare questo, deve stare al livello dei suoi interlocutori, essere il più desideroso e curioso di apprendere cose nuove, divenendo allievo tra gli allievi. Quando si smette di studiare e imparare, si finisce per assomigliare a un vecchio grammofono su cui girano sempre gli stessi dischi, che spesso s’incantano anche a causa della puntina ormai consunta e dei solchi scavati dall’inesorabile incedere degli anni.
Come si fa a non diventare un vecchio grammofono stonato?
Rimanendo bambini, parlando con il bambino che eravamo, mettendoci nei panni di chi ci sta di fronte. Al di là di tecniche più o meno sofisticate, infatti, immedesimarsi in chi ci sta di fronte è il punto di partenza obbligato per una comunicazione che vuole essere veramente efficace in una scuola che vuole preparare i propri allievi al «saper essere», ancor prima che al «saper fare» e/o al sapere nozionistico fine a se stesso. Nel mondo di Greenopoli, insieme a Sara, ci sono altri simpatici personaggi come il Signor Errore e il cugino inglese Mr. Error, il Pacc-Man (occhio alle due «c» del Pensa-Agisci-Controlla-Correggi, cioè il Ciclo di Deming), l’ispettore Garbage e Mr. Rubbish, la signora Eduarda che vive in Africa insieme ai sui figlioletti che vorrebbero andare a scuola tutte le mattine, ma, puntualmente, si rendono conto che non hanno, purtroppo, una scuola. I principali strumenti del «metodo Greenopoli» sono la condivisione, il dialogo, il ragionamento, l’entusiasmo, la simpatia, la spontaneità, un po’ di comicità e il green rap.
Perché ha scelto anche il rap come forma di comunicazione? Come si è avvicinato a questo genere musicale? Qual è la forza di questo mezzo di espressione?
Il rap, come molte altre cose, me lo hanno insegnato i bambini. Il ritmo lo abbiamo come una dote innata, come il respiro. È meraviglioso vedere come i bambini di tre anni siano bravissimi a tenere il ritmo, che poi è quello di We will rock you dei Queen. L’obiettivo è chiaro: è imparare giocando.
Utilizza molto i social. Facebook, per esempio, è spesso strumento di diffusione di fake news, come si può, invece, opporre una approfondita informazione?
Facebook è uno strumento e quindi va usato in maniera deontologicamente corretta. A me, i social hanno dato molto e provo a fare una sana e simpatica comunicazione.
Che soddisfazione è stata vincere il premio Ambientalista dell’anno?
Una gioia grandissima da condividere con tutti i bambini che ho incontrato in giro per l’Italia. Perché sono il nostro presente più bello e vivo, che dà pienezza e senso alla nostra vita. Non chiamiamoli più i cittadini del futuro: sono persone attive, sono il cambiamento di cui abbiamo bisogno. E poi, riceverlo a Casale Monferrato, città che ha subìto i danni dell’Eternit, e ora sta intraprendendo la via della sostenibilità, è doppiamente significativo.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento