Tutti gli sguardi dell’autore di «Cristo si è fermato a Eboli»
A 120 anni dalla nascita Al Gam di Torino fino all'8 maggio la mostra «Carlo Levi. Viaggio in Italia: luoghi e volti», curata da Elena Loewenthal e Luca Beatrice
A 120 anni dalla nascita Al Gam di Torino fino all'8 maggio la mostra «Carlo Levi. Viaggio in Italia: luoghi e volti», curata da Elena Loewenthal e Luca Beatrice
«Tutta la vita è lontano». Questo è il titolo del progetto che la Fondazione Circolo dei Lettori di Torino ha realizzato con la Gam (Galleria Civica Moderna e Contemporanea), Camera (Centro Italiano per la Fotografia) e il Museo Nazionale del Cinema, per ricordare l’opera di Carlo Levi a centoventi anni dalla nascita.
ALL’INTERNO di questo viaggio multidisciplinare dentro la poliedrica opera dell’intellettuale s’inserisce la mostra Carlo Levi. Viaggio in Italia: luoghi e volti, al Gam, curata da Elena Loewenthal e Luca Beatrice che si chiuderà il prossimo 8 maggio.
Tutta la vita lontano. Questo è stato il destino di Levi. Nato a Torino nel 1902, medico, pittore, antifascista, viene arrestato due volte, nel 1934 e il 15 maggio del 1935. Condannato al confino, raggiunge una Basilicata primordiale, a Grassano, infine ad Aliano, in provincia di Matera.
In questi luoghi, dalla sua abitazione in bilico sulle voragini, sperduta tra i calanchi, scriverà Cristo si è fermato a Eboli, canone fondamentale del meridionalismo letterario. Riusciamo a cogliere questa esperienza esistenziale e intellettuale unica con la visione dei trenta dipinti esposti, realizzati tra il 1923 e il 1973, testimonianza coerente del suo percorso artistico, dall’espressionismo degli esordi al moderno realismo degli anni della maturità.
AGLI UNDICI DIPINTI della Fondazione Carlo Levi di Roma, alle otto opere della Gam, e a quelle di collezioni private, si aggiungono i quadri prestati dalla Pinacoteca di Aliano, dove si trova la sua tomba, consolata dalle piccole pietre della tradizione funeraria ebraica, visibile anello di unione tra la Torino laica e antifascista e un Sud desolato e ancora in attesa.
I ritratti e i paesaggi sono al centro del percorso pittorico della mostra. Carlo Levi si concentrò molto sui volti, spesso di ambito familiare, ma numerosi e caratterizzanti sono quelli che prendono a soggetto personalità importanti della cultura e dell’antifascismo. Esempi ne troviamo tra i dipinti custoditi alla Gam, 25 opere, non tutte, appunto, esposte nella mostra. Si tratta di lavori che Levi realizzò tra il 1923 e il 1953, acquisiti anche grazie alla Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris. Tra questi risalta Edoardo Persico che legge del 1928, l’amico critico d’arte napoletano dipinto in impermeabile e bombetta nera, e l’enigmatico Ritratto di Calo Mollino.
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Carlo Levi tra i contadini di MaoDi questa centralità ne abbiamo conferma se colleghiamo idealmente la visita al Gam ad un viaggio a Matera per guardare le opere di Palazzo Lanfranchi. I volti storici sono numerosi, fra tutti quello di Rocco Scotellaro in Lucania ’61, quadro epico ed impresa artistica, lungo 18 metri, alto 3, con 160 personaggi dipinti. Si può azzardare che Levi abbia voluto tracciare attraverso di essi il profilo della propria anima sentimentale e politica.
I PAESAGGI NATURALI e le vedute urbane sono l’altro tema della produzione pittorica di Levi. Tra il 1926 e il 1974 egli realizza una serie di dipinti dedicati a luoghi: Torino, la Lucania, Alassio, Roma e Parigi. Il viaggio appare lineare, teso ad esprimere una personale mappa di luoghi fisici, dopo quelli della propria anima (laica).
I dipinti provengono dalla Fondazione Carlo Levi di Roma, sorta per volontà testamentaria dello stesso artista. Tra questi emergono La casa bombardata del 1942 e Tetti di Roma del 1951. Un utile corredo della mostra è il catalogo edito da Silvana Editoriale.
Il progetto torinese, nel quale la rassegna pittorica s’inserisce, ci fornisce dunque la possibilità di conoscere Carlo Levi attraverso diverse forme espressive, l’impegno politico e civile, il cinema, la fotografia, la musica, seguendo un’inspirazione che l’autore stesso avrebbe trovato coerente con la propria esperienza artistica. E mette a tacere le recenti inattese polemiche, più provinciali che sudiste, secondo cui bisognerebbe sfatare il «bizzarro teorema» che Cristo si sia fermato a Eboli. Colpiscono, invece, le parole conclusive di Luca Beatrice nella presentazione della mostra, che rinnovano lo stupore che «un così accorato canto al Sud si debba ad un torinese».
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