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Tutte le regole del «food delivery» nell’era del Covid-19

Il fatto della settimana Rispetto delle distanze di sicurezza, separazione e appositi sacchetti. Ma le norme non sempre sono rispettate alla lettera

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 9 aprile 2020

Il principio fondamentale che regola le norme sulla sicurezza e l’igiene del cibo stabilisce che tutti gli operatori che intervengono nella filiera produttiva garantiscano che i prodotti siano trattati in modo da evitare qualsiasi contaminazione o trasformazione tali da renderli pericolosi o inadatti al consumo umano. Questo, ovviamente, vale anche per chi trasporta gli alimenti, che deve dotarsi di un manuale di autocontrollo, chiamato comunemente Haccp, nel quale si analizzano tutti i rischi per la sicurezza e l’igiene e si stabiliscono le misure utili a evitarli.

Chi trasporta il cibo, quindi anche i rider, devono assicurarsi che i mezzi di trasporto siano puliti (nel loro caso gli zaini), che il cibo non entri in contatto con fonti di pericolo come batteri o sostanze pericolose, e che la temperatura sia mantenuta costante nel caso debba restare bassa o nel caso di cibo surgelato.
Per evitare che il cibo trasportato diventi pericoloso, la legge stabilisce che tutti gli addetti ricevano adeguata formazione e addestramento in materia di igiene alimentare. Indicazioni certe sul livello di formazione fornita dai tanti brand del food delivery, però, ne abbiamo pochissime.

Nel caso delle app del cibo a domicilio la legge prevede che siano pubblicati per ciascun prodotto tutte le informazioni obbligatorie che troveremmo comunemente nei menù e nei libri degli ingredienti. Pochi sanno però che sarebbe obbligatorio, al momento della consegna, che il cibo sia accompagnato da un’indicazione scritta degli allergeni, cioè di tutti gli ingredienti utilizzati per preparare il cibo che possono provocare allergie o intolleranze. Le aziende che non la rilasciano sono, teoricamente, sanzionabili, e soprattutto responsabili degli eventuali effetti dannosi sulla salute del cliente.

E in questa emergenza Covid-19 come cambiano le regole? Con il Dpcm 11 Marzo il Governo ha previsto la sospensione delle attività dei servizi di ristorazione, fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie. È ammessa la sola ristorazione con consegna a domicilio, nel rispetto – o presunto tale, ci permettiamo di dire – delle norme igienico-sanitarie.

AssoDelivery, l’organizzazione di riferimento dell’industria italiana del food delivery, e Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, hanno imposto alcune regole che i rider dovrebbero scrupolosamente seguire, secondo le indicazioni fornite dal Ministero della Salute.

Eccole queste regole che, tuttavia, ascoltando le tante denunce dei rider che ci sono arrivate, vengono ripetutamente violate: i ristoratori mettono a disposizione del proprio personale prodotti igienizzanti, assicurandosi del loro utilizzo tutte le volte che ne occorra la necessità e raccomandano di mantenere la distanza interpersonale di almeno un metro nello svolgimento di tutte le attività; i ristoratori definiscono delle aree destinate al ritiro del cibo preparato, per le quali osservano procedure di pulizia e igienizzazione straordinarie. Queste aree devono essere separate dai locali destinati alla preparazione del cibo; il ritiro del cibo preparato avviene assicurando la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro e l’assenza di contatto diretto; il cibo preparato viene chiuso in appositi contenitori o sacchetti tramite adesivi chiudi-sacchetto, graffette o altro, per assicurarne la massima protezione; il cibo preparato viene riposto immediatamente negli zaini termici o nei contenitori per il trasporto, che devono essere mantenuti puliti con prodotti igienizzanti, per assicurare il mantenimento dei requisiti di sicurezza alimentare; la consegna del cibo preparato avviene assicurando la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro e l’assenza di contatto diretto.

Last but non least – per usare un dei tanti inglesismi che piacciono ai sostenitori incalliti della gig economy – chiunque presenti sintomi simili all’influenza deve restare a casa, sospendere l’attività lavorativa, non recarsi al pronto soccorso e contattare il medico di base o le autorità sanitarie.

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