Uno sguardo sfolgorante incorniciato da lapislazzuli, labbra socchiuse a soffiare eternità: la maschera in oro e pietre preziose di Tutankhamon è uno dei simboli, universalmente noti, della grandiosa civiltà egizia. Nel 1922, la scoperta della tomba del faraone-bambino a Luxor ipnotizzò milioni di persone grazie alla cronaca dei giornalisti precipitatisi in Egitto da ogni angolo del mondo. Così, l’eccezionale impresa di Howard Carter – sostenuta da Lord Carnarvon – finì per catalizzare l’attenzione sui tesori riportati alla luce, lasciando in secondo piano la storia del giovane re. In Tutankhamon (Il Saggiatore, pp. 380, euro 26), l’egittologo Franco Cimmino sceglie di non riproporre le già celebri vicende del ritrovamento della sepoltura e di concentrarsi, piuttosto, sulla vita del faraone che salì al trono a soli otto anni.

DIVISO IN UNDICI densissimi capitoli, il volume è provvisto di una corposa appendice con le note di approfondimento. Malgrado si percepisca lo sforzo dell’autore a uscire dall’ambito accademico, la complessità della documentazione analizzata e la ricchezza di dettagli rendono a tratti ostica la lettura. Il libro, tuttavia, ha il pregio di offrire sia agli specialisti della materia che agli appassionati una panoramica degli eventi che segnarono lo straordinario e, allo stesso tempo, infausto destino di Tutankhamon. Partendo dall’intricata matassa della XVIII dinastia iniziata con Thutmosis I, Cimmino prova a scioglierne i nodi.

L’ASCESA DI TUTANKHAMON si colloca verso la fine del II millennio a.C. in uno dei periodi più oscuri e confusi della storia d’Egitto, com’era quello seguito alla scomparsa – a breve distanza uno dall’altro – di Akhenaton e Smenkhkara. Proprio alla figura di Akhenaton, il faraone eretico che in contrasto con la religione ufficiale stabilì il culto dell’Aton, sarebbe legata la legittimazione di Tutankhamon: sposando Ankhesenamon, la terzogenita di Akhenaton e della Grande Sposa Reale Nefertiti, egli ricevette, infatti, il crisma della regalità. I titoli del protocollo reale tramandano, inoltre, che l’intronizzazione si svolse nel segno dell’Aton. E della divinità solare, il sovrano conservò in un primo momento il nome teoforo: Tutankhaton.

FRA I REPERTI esaminati dall’autore spicca la Stele della Restaurazione, rinvenuta nel 1905 dal francese Georges Legrain davanti al terzo pilone del tempio di Amon a Karnak. L’enorme pietra in granito rosso è una preziosa testimonianza del breve ma incisivo governo di Tutankhamon, coadiuvato dal temibile Consiglio di Reggenza: l’editto dimostra che il ripristino dell’ortodossia religiosa e l’intervento diplomatico teso a ricucire i rapporti col potente clero di Amon a Tebe furono fondamentali per la conservazione della monarchia.

PARTICOLARMENTE ATTENTO al contesto generale – interessanti i capitoli sulla conquista dell’area siro-palestinese e l’amministrazione della Nubia – Cimmino costruisce una biografia che dà la giusta dimensione storica a un personaggio fluttuante tra i misteri della morte e i miti dell’immaginario collettivo.