Europa

Turchia: “muro virtuale” Ue contro i clandestini

Accordo Bruxelles-Ankara La Turchia si riprenderà i clandestini entrarti nella Ue passando dal suo territorio, in cambio della promessa dell'abolizione dei visti per i cittadini turchi che viaggiano in Europa. Una nuova tappa della difesa delle frontiere Ue affidata a paesi terzi. Via a un Frontex turco

Pubblicato quasi 11 anni fa

 

L’Unione europea ha alzato un nuovo “muro virtuale” al di là dei suoi confini, per rendere sempre più difficile l’entrata di migranti clandestini. Mentre si aggrava il dramma dei rifugiati siriani (un milione in Turchia), lunedi’, la Commissione ha firmato un accordo con Ankara, che prevede la “riammissione”, da parte della Turchia, dei migranti di paesi terzi entrati illegalmente nella Ue, transitando per il territorio turco. In cambio, la Turchia ottiene la promessa dell’abolizione del visto per i cittadini turchi che viaggiano nello spazio Schengen. L’accordo con Ankara rientra nella politica di difesa dei confini fuori dalla Ue (come quello che l’Italia aveva concluso con Gheddafi nel 2008). La Turchia, che finora aveva bloccato la firma dell’accordo con Bruxelles, sul tavolo dal 2012, in attesa dell’impegno sull’abolizione dei visti, dovrebbe portare a casa questa riforma non prima del 2017. Intanto, la Turchia, che è il principale punto di passaggio di clandestini da Siria, Iraq, Iran e Georgia, si era già messa in azione per collaborare nella caccia agli illegali: nel 2012, il numero di migranti illegali entrati dalla Turchia era caduto a 35mila, contro i 70mila dell’anno prima. La Tuchia dovrebbe istituire una nuova autorità civile di protezione ai confini, sul modello di Frontex.

Alla firma dell’accordo Turchia-Ue, le due parti hanno espresso soddisfazione. Per la commissaria Cecilia Malmström, “la cooperazione tra Ue e Turchia ha fatto un grande passo avanti, abbiamo avviato due iniziative parallele che rafforzano la relazione tra Turchia e Ue a vantaggio dei loro cittadini”. Il ministro degli esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha parlato di accordo “storico”, mentre per il primo ministro Recep Tayyip Erdogan “la porta dell’Europa senza visto sarà ormai aperta” per i cittadini turchi. Per rispondere ai timori che la libera circolazione dei turchi possono sollevare in un’Europa sempre più chiusa – in Germania, in particolare – Erdogan ha assicurato: “veniamo a farci carico di un fardello, non per essere un fardello”, cioè la Turchia riprenderà i clandestini che hanno transitato per il suo territorio. Perché non ci siano ambiguità, il ministro degli affari europei, Egemen Bagis, ha affermato che “la Turchia non sarà un paradiso per i migranti illegali”. Questo accordo, firmato dalla Commissione con Ankara, deve adesso essere approvato dal Parlamento europeo e dai singoli stati membri della Ue.

L’accordo arriva tre mesi dopo la riapertura dei negoziati tra Ue e Turchia, che sono ripresi ad ottobre (sul capitolo 22), la più lunga trattativa mai avuta da Bruxelles in vista di un’adesione, che sembra pero’ sempre più lontana. L’Europa ha paura di un paese di 80 milioni di abitanti, a maggioranza musulmana, una potenza regionale, che ha una politica estera attiva, che non coincide con quella (spesso inesistente) dei 28. La Tuchia ha firmato nel ’63 un accordo di associazione con l’allora Cee. Nel ’95 è stata approvata l’Unione doganale e nel ’99 Ankara è si è portata ufficialmente candidata ad entrare nella Ue.

 

 

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