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Tunnel Tav e aeroporto, il Pd insiste

Tunnel Tav e aeroporto, il Pd insisteIl presidente toscano Enrico Rossi

Grandi opere inutili e dannose Anche Raffaele Cantone dell'Anac segnala in consiglio regionale le zone grigie che accompagnano il sottoattraversamento fiorentino dell'alta velocità. Tommaso Fattori: "Non è stato reticente e non ha minimizzato". Silenzioso il Pd fiorentino e toscano, favorevole al costosissimo maxi progetto. E sul nuovo aeroporto ci sono i ricorsi al Tar di Unipol e dei comitati ambientalisti.

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 27 febbraio 2016

Al comitato fiorentino “No tunnel Tav” quasi non ci credevano: anche l’autorità anticorruzione schierata, per bocca di Raffaele Cantone, contro una delle due grandi opere – inutili e dannose – che sta facendo discutere da anni la città, fra contestazioni di ogni genere. E che va avanti: “Ai Macelli – conferma l’ad di Rfi, Raffaele Gentile – i lavori vanno con una certa regolarità”. Lì dove si sta costruendo, a non più di un chilometro dalla stazione centrale di Santa Maria Novella, il grande scalo sotterraneo destinato ai treni superveloci.
Nei report ufficiali la presa di posizione di Cantone è apparsa sfumata. Ma Tommaso Fattori, consigliere regionale di Toscana a Sinistra, presente all’audizione del presidente Anac, offre una chiave di lettura diversa: “Cantone ha descritto in maniera chirurgica il quadro disastroso del sottoattraversamento Tav. Non è stato reticente e non ha minimizzato: si sarebbe dovuto avviare un processo partecipativo che non c’è stato. Deve essere fatta una valutazione di impatto ambientale che non viene fatta. Non è stata mai risolta la questione preliminare dello smaltimento delle terre di scavo, che sono da considerare ‘inequivocabilmente rifiuti’. C’è un serio problema di sicurezza per le gallerie, che verranno realizzate senza le caratteristiche previste”.
Ancora non è tutto: “Su questa situazione – osserva puntuale Fattori – si innesta lo spreco di una mole immensa di denaro, terreno di coltura per fenomeni corruttivi di ogni tipo, a partire dalla lievitazione sconsiderata dei costi, e da un aumento contrattuale del 10% a causa delle modifiche e delle varianti introdotte in corso d’opera”. A riprova, la magistratura contabile indaga per danno erariale. E la stessa autorità anticorruzione segue attentamente – non è chiara la situazione di Nodavia, dopo la cessione delle quote della fallita Coopsette – il tormentatissimo iter della grande opera, approvata da Palazzo Vecchio nell’ormai lontano 1999, con il solo voto contrario del Prc.
Per certo, il silenzio tombale del Pd toscano dopo l’audizione di Cantone è un segnale. C’è imbarazzo, di fronte alla presa di posizione dell’ex magistrato chiamato dal governo – a guida Pd – a capo dell’autorità anticorruzione. “La Regione tace – osserva sul punto il combattivo comitato No tunnel Tav – e si nasconde dietro un accordo con l’Anac che ha più elementi propagandistici che di sostanza se, contemporaneamente, non si ha il coraggio per intervenire sulla cancrena rappresentata da opere come il passante Tav”.
Il comitato denuncia anche le modalità carbonare dell’audizione: “Non è stato possibile partecipare, né è stato concesso lo streaming video. Chi è interessato dovrà attendere per avere la trascrizione della seduta. Sono cose minime ma segno di poca trasparenza, di poco rispetto per chi intende partecipare alla vita politica. Magari nel timore che possano emergere particolari imbarazzanti, di fronte a megaprogetti così malfatti e contestati, e da comportamenti come quelli che portarono alla rimozione del dirigente regionale Zita”.
Certo il Pd – bersaniano o renziano qui non fa differenza – non ha fortuna con le grandi opere toscane. Anche sul nuovo aeroporto intercontinentale tanto caro a Marco Carrai e Matteo Renzi continuano ad addensarsi nuvoloni minacciosi. Non c’è soltanto l’opposizione in carne e ossa di studenti, docenti e lavoratori del Polo scientifico universitario di Sesto Fiorentino, autori in settimana di una affollatissima assemblea di contestazione del nuovo Vespucci. C’è anche in calendario il ricorso al Tar del robusto gruppo Unipol, proprietario dell’attigua grande area di Castello, che concessioni edilizie di Palazzo Vecchio alla mano contesta le nuove previsioni urbanistiche con il divieto di costruire nelle fasce di sicurezza aeroportuali. I giudici amministrativi dovranno poi esaminare il ricorso dei comitati e delle associazioni ambientaliste, spalleggiate dall’ateneo. E anche quello dell’Enac di Vito Riggio, che invece vuole la progettata pista parallela all’autostrada allungata a 2.400 metri. Così come hanno deciso Carrai&Renzi.

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