Europa

Tsipras: «Governiamo per il popolo»

Tsipras: «Governiamo per il popolo»Il governo greco prima del primo consiglio dei ministri – Reuters

Atene Il governo oggi incontra Martin Schulz e annuncia le prime mosse: aiuti alle famiglie povere, riassunzioni dei licenziati, cittadinanza ai figli di migranti nati in Grecia, stop alle privatizzazioni

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 29 gennaio 2015

Aiuti immediati alle famiglie povere, riassunzioni dei licenziati dalla Troika e dai governi precedenti, blocco alle privatizzazioni del porto di Pireo e di Salonicco, allontanamento della ringhiera che circondava il parlamento, destituzione dei poliziotti in tenuta antisommossa dagli atenei, attribuzione di cittadinanza a tutti i figli di migranti nati in Grecia.

Sono alcune delle misure che già sono state prese o sono in corso di essere realizzate dal dream team di Alexis Tsipras, che comincia ad incontrarsi con i massimi dirigenti dell’ Ue per discutere sul programma del nuovo governo. Il premier ha poi proposto Zoi Konstantopoulou, figlia di un ex leader del Synaspismos (Coalizione della sinistra), ascendente del Syriza, e nota dirigente della sinistra radicale come candidata alla presidenza del parlamento.

Nell’ epicentro dei colloqui del governo – oggi con il presidente dell’ europarlamento, Martin Schulz e domani con il presidente dell’ eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem- il taglio del debito e l’annulamento del memorandum. «Non vogliamo andare allo scontro frontale con i nostri creditori, ma questa catastrofe sociale non può andare avanti. Siamo contrari a un conflitto distruttivo» ha detto Alexis Tsipras nel suo discorso di apertura del primo consiglio dei ministri. Per aggiungere poi che «siamo un governo di salvezza sociale, il popolo ci chiede di lavorare duramente per difendere la sua dignità».
Sono appena passati tre giorni dalle elezioni, nemmeno 24 ore dal giuramento dei ministri di Syriza e Anel e un’ aria diversa, di ottimismo e di speranza, di rivoluzione (con o senza virgolette), di dignitá e di grinta, sta attraversando la capitale greca. Si sente nei discorsi della gente, nelle dichiarazioni dei neo ministri.

Anche se apparentemente nulla ancora è cambiato e non mancano le lamentele da parte di chi ha ancora paura di perdere il suo stipendio o la pensione «perché c’é il pericolo che le banche chiudono», i greci sono di nuovo in marcia, perché se ne rendono conto che – parole loro- «questi qui al governo non scherzano», «il modo che hanno di fare politica è diverso». Gli unici nella capitale greca a reagire negativamente – un segnale per le trattative in corso da oggi- sono i mercati. La Borsa di Atene ha chiuso registrando un calo di 9,24% (le azioni delle banche hanno continuato a colare a picco, meno 27%), mentre il rendimento dei titoli di stato a tre anni ha superato il 16%.

«I greci sanno che non potremo cambiare lo stato della nostra economia in un giorno. Ma di una cosa possono essere certi: l’unico punto di riferimento di questo governo é il popolo» ha sottolineato il nuovo premier greco. Stessa lunghezza d’ onda anche al primo discorso del ministro delle finanze, Yanis Varoufakis.

«I colloqui con i nostri creditori saranno difficili, ma riteniamo che i nostri partner ci possano dare una chance». Varoufakis che ha già parlato telefonicamente con il presidente dell’eurogruppo e la settimana prossima si incontrerà con i suoi omologhi italiano e francese. Il neo ministro ha affermato che ci sono «diversi punti di accordo» e non «di scontro» con gli altri membri dell’ eurogruppo, ma se le cose vanno male Atene «non accetterà più i trattati dell’ Ue».

La reazione é arrivata proprio ieri prima da Bruxelles e poi da Berlino. La Commissione europea,con il vice-presidente dell’ esecutivo, Jyrki Katainen, fedelissimo della cancelliera Ankela Merkel, ha ripetuto che Atene «si é assunta degli impegni e ci aspettiamo che mantenga le promesse», mentre il ministro dell’economia tedesco, Sigmar Gabriel, ha ricordato ad Atene che «il nuovo governo deve essere giusto verso i contribuenti in Germania e in Europa che hanno mostrato solidarietà».

Tutti i partner europei chiedono al governo Tsipras di mantenere i patti, escludendo ogni dialogo per un eventuale taglio del debito pubblico greco. Un atteggiamento che, se da una parte serve le politiche di rigore di Berlino, dall’altra nasconde due fattori non trascurabili.

Innanzitutto ciò che sottolineano tutti gli economisti del mondo e che dietro le quinte ammettono pure i dirigenti europei: il debito non è sostenibile, non solo in Grecia, ma anche in Italia, in Spagna e altrove.
Perciò – ed è questa la proposta di Atene- bisogna affrontare la questione in una conferenza europea. In secondo luogo, riferendosi ai contribuenti europei, Alexis Tsipras che si incontrerà anche con il presidente francese, Francois Hollande, varie volte ha sottolineato che un eventuale hair-cut del debito pubblico non toccherà i contributi dei privati. «L’Europa e la Grecia possono avanzare insieme» ha detto più cauto ieri il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici. Infine, a Tsipras, è arrivata anche la telefonata di Obama, che si è detto disposto ad aiutare il paese: «Pure io ero giovane come te quando sono stato eletto e ora ho i capelli grigi», avrebbe detto al leader greco il presidente Usa.

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