Tsipras: «Con la troika non trattiamo»
Grecia Arriva ad Atene il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem a esigere più austerità in cambio di nuovi aiuti. Il premier greco: «Guardi il numero dei disoccupati, dei poveri e del debito rispetto al Pil: questo programma é stato respinto dal popolo greco»
Grecia Arriva ad Atene il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem a esigere più austerità in cambio di nuovi aiuti. Il premier greco: «Guardi il numero dei disoccupati, dei poveri e del debito rispetto al Pil: questo programma é stato respinto dal popolo greco»
Giornata di rottura ieri tra il nuovo governo di Alexis Tsipras e l’Eurogruppo. Il premier greco, come aveva preannunciato nel caso che avrebbe vinto Syriza, non ha intenzione di collaborare con i rappresentanti, ovvero con i tecnocrati della troika (Fmi, Ue, Bce), bensì con gli organi istituzionali dell’Ue, vale a dire con i vertici della Commissione europea e della Banca centrale europea, oltre che con il Fmi. Il tentativo é chiaro: affrontare la questione del debito pubblico che riguarda quasi tutti i paesi europei. Perché soltanto in questo modo, secondo Atene, si puó affrontare la crisi che si estende in tutto il vecchio continente.
Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, che é stato ricevuto ieri al «Megaro Maximou», sede del governo ellenico, ventiquattro ore dopo la visita di Martin Schulz, ha ascoltato con attenzione il suo interlocutore che gli spiegava come il programma di risanamento dell’economia greca negli ultimi quattro anni ha provocato soltanto «lacrime e sangue» nella societá, ovvero l’impoverimento della gran parte dei greci. Alla fine, peró é rimasto fermo alle sue posizioni: «Non deve procedere all’attuazione delle promesse elettorali, perché potrebbe provocare il deragliamento dell’ economia» ha detto Dijsselbloem, rivolgendosi a Tsipras.
Da parte sua il premier greco ha insistito. «Basta che guardi il numero dei disoccupati, dei poveri e del debito rispetto al Pil (che aumenta)» ha detto a Dijsselbloem, sottolineando che «questo programma é stato respinto dal popolo greco».
Atene quindi rifiuta di fatto per la prima volta di fronte ad un alto dirigente dell’Unione europea il prolungamento del memorandum, che provocherebbe l’ applicazione di misure aggiuntive ai greci (tagli agli stipendi e alle pensioni, ulteriori licenziamenti e sovra-tasse, ecc.) e insieme ad esso l’ ultima tranche degli aiuti economici pari a 7 miliardi di euro dai creditori internazionali. Mira, al contrario, ad un programma di risanamento economico che non provoca ulteriori pesi ai cittadini degli altri paesi europei.
Lo scontro tra le due linee da seguire che per il momento toccano Atene, ma che riguardano anche Roma, Madrid, Parigi e sopratutto i paesi (del sud Europa) con debiti alti, é stato ancora piú chiaro durante l’ incontro tra il presidente dell’ Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem e il ministro delle finanze, Yanis Varoufakis. «Il governo – ha detto Varoufakis – non ha alcuna intenzione, non accetta piú di collaborare con i funzionari della troika per l’ estensione del programma di salvataggio in scadenza a fine febbraio… Perché loro hanno il compito di controllare il programma che abbiamo giá respinto». E poi ha aggiunto: «La nostra intenzione é di convincere i partner che trovare una soluzione é nel nostro interesse comune. Interesse che sará raggiunto da un accordo che dovrà scaturire dalle trattattive tra tutti i partner europei».
«Con azioni unilaterali non potrá esserci sviluppo» ha reagito Dijsselbloem, affermando che «la Grecia non deve perdere quello che é stato raggiunto negli ultimi anni. Perció tocca al governo scegliere la sua linea e allora potremo procedere». E per quanto riguarda poi la questione del debito il presidente Dijsselbloem ha tagliato corto: «La conferenza sul debito non serve… l’ unico organo competente é l’ Eurogruppo». Intanto il ministro tedesco delle finanze Wolfgang Schaeuble, pur «pronto alla trattativa» ha ribadito che Atene deve mantenere gli impegni sulle riforme e che Berlino non accetta ricatti: «C’è bisogno di solidarietà in Europa, per cui non possiamo essere ricattati».
Ieri dunque, quinto giorno dopo la vittoria del Syriza e la formazione di un governo di salvezza nazionale, sono iniziati in maniera brusca i negoziati tra la Grecia e i suoi partner europei che dovrebbero portare a un accordo integrato e sostenibile per la ricostruzione dell’ economia sociale della Grecia e di altri paesi europei nell’ ambito di una Ue in evoluzione e non sotto il dominio di Berlino, di una Europa di solidarietá e non germanizzata, come vorrebbe la cancelliera Merkel. I passi successivi devono essere decisi entro la fine di febbraio.
Intanto il ministro delle finanze greco avrá una serie di colloqui con suoi omologhi e rappresentanti dei «mercati»: lunedi mattina si recherá a Londra per discutere con il ministro delle finanze brittanico, George Osborne e rappresentanti del City, nel pomeriggio a Parigi per spiegare le posizioni di Atene al suo omologo francese Michel Sapin e al ministro dell’ economia, Emmanuel Macron. Il giorno dopo sarà a Roma per un incontro con Pier Carlo Padoan. La questione della ristrutturazione del debito sará ovviamente al centro dei colloqui anche perché il ministro dell’economia francese Macron di recente ha detto quello che ripetono spesso analisti, e cioé che «la richiesta di Atene (per la rinegoziazione del debito) é del tutto legittima».
Il premer Tsipras, invece, sará in visita ufficiale a Cipro lunedi prossimo su invito del presidente cipriota Nikos Anastasiadis, mentre martedi si recherá a Roma dove incontrerá Matteo Renzi. Il braccio di ferro sará lungo.
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