Visioni

Trust the Mask, suoni cyborg e melodia

Trust the Mask, suoni cyborg e melodiail duo Trust the Mask

Musica Il duo femminile stasera ospite a Santarcangelo

Pubblicato più di un anno faEdizione del 8 luglio 2023

È uno degli esordi più interessanti dell’anno, Idiom, il primo lavoro di Trust the Mask, appena pubblicato da Bronson Recordings. Il duo formato dalla musicista Elisa Dal Bianco e dalla cantante Vittoria Cavedon sorprende con il suo synth pop mutevole, in cui convivono dimensioni diverse, suoni cyborg e melodia, un’anima più legata alla sperimentazione, rimandi etnici e parti più arrabbiate e aggressive, più vicine all’industrial e alla techno. La band, da mesi già in tour, stasera suonerà a Santarcangelo, per inaugurare il primo weekend del festival. Dopo essersi fatto notare in diversi concorsi, come Hybrid Music a Venezia, il festival Reset di Torino e una selezione alla Biennale Musica, il duo veneto è poi arrivato a vincere una residenza artistica durata due settimane negli spazi del Bronson di Ravenna. È qui che il disco ha preso forma, con la collaborazione di Matteo Vallicelli (The Soft Moon), Andrea Cola e Bruno Dorella (Ovo e Bachi da Pietra), e la partecipazione di altri musicisti, come RYF e Cemento Atlantico.

SONO EVIDENTI alcune tra le influenze principali del duo, da Florence and the Machine ai Dead can dance, Brian Eno, fino ai suoni sintetici e nervosi di band come Crystal Castle e Die Antwoord. In alcuni brani compare il violino di Elisa Dal Bianco, che ha avuto una formazione classica prima di arrivare a tastiere e sintetizzatori. Inoltre in alcuni brani del disco sono presenti i flauti provenienti dall’Indonesia e dall’Armenia di Giuseppe Dal Bianco, musicista padre di Elisa e collezionista di strumenti etnici. La dimensione live è, fin dall’inizio, una componente fondamentale della musica di Trust the mask. Spesso i concerti della band diventano delle grandi feste in cui si balla tutti insieme, dove la distanza tra pubblico e chi sta sul palco viene annullata. «Per me questa è la parte emotivamente più forte e trascinante, in cui anche noi ci divertiamo tanto», racconta Vittoria Cavedon. «La cosa curiosa», aggiunge Elisa Dal Bianco, «è che il nostro suono si sta definendo grazie ai concerti dal vivo: in base al riscontro che abbiamo capiamo quello che funziona e che anche a noi gasa di più».

“Ci piace tenere aperta la porta a qualsiasi tipo di influenza, ci sentiamo libere di esprimerci con qualsiasi suono. Il nostro stile si sta definendo grazie all’attività live”

Anche nei loro testi, le Trust the Mask cercano un contatto con gli altri, con l’umanità, con il mondo. Come in Otaku, che parla di chi si ritrae dal mondo per rifugiarsi in mondi virtuali, oppure in Frontiers, che invece invita all’abbattimento di tutte le barriere per guardarsi attorno e trovare nuovi legami. Tra i più interessanti, il brano Our fault si rivolge direttamente alla terra, inquinata e compromessa dall’umanità.
«Il testo è una lettera di scuse a Madre Terra», spiega Vittoria Cavedon. «È uno dei primi brani che abbiamo scritto, durante la pandemia, momento in cui la terra ci ha mandato un messaggio molto chiaro. Era evidente, almeno per noi, che quella situazione fosse legata a tutto quello che abbiamo causato, l’aver modificato il territorio, l’ambiente. È una cosa autolesionista, ma tuttora non siamo in grado di fermare un processo che abbiamo innescato noi stessi».

ANCHE SE IMPEGNATA in un lungo tour estivo, la band è già al lavoro sul nuovo materiale, pronta a ragionare su un nuovo capitolo discografico. «Abbiamo un bel po’ di brani nuovi» racconta Elisa, «e l’indirizzo che stiamo prendendo è quello che sentiamo più nostro, un mix di strumenti a fiato etnici ad accompagnare la voce, ma anche di suoni industrial e noise, che a me divertono molto, insieme a questi synth che richiamano un po’ gli anni ’80. Ma ci piace tenere aperta la porta a qualsiasi tipo di influenza, ci sentiamo libere di esprimerci con qualsiasi suono».

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