Trump non incontrerà Putin. Colpa della battaglia navale
Russia/Ucraina Dietrofront dovuto alla crisi tra Russia e Ucraina. Cremlino: «Avrà più tempo per altro»
Russia/Ucraina Dietrofront dovuto alla crisi tra Russia e Ucraina. Cremlino: «Avrà più tempo per altro»
Giornata segnata da forti tensioni e segnali contrastanti quella di ieri sul fronte della crisi del mar Nero. Proprio prima di salire sull’Air force one che lo avrebbe condotto in Argentina per la riunione del g20, Donald Trump con un breve messaggio su Twitter cancellava il previsto incontro con Vladimir Putin. «A partire dal fatto che le navi e i marinai non sono stati restituiti dalla Russia all’Ucraina, ho deciso che sia meglio per entrambe le parti cancellare l’incontro deciso in precedenza…».
UN CAMBIO DI ROTTA dell’atteggiamento americano sulla crisi russo-ucraina, per ora difficile valutare. Se si tratti della ormai nota umoralità del presidente americano o sia un cambio di linea che preannunci importanti decisioni della Casa bianca, probabilmente lo sapremo già nelle prossime ore.
Dmitry Peskov, il portavoce del Cremlino, ricevuta la notizia ha commentato senza mostrare di voler perdere il buonumore: «Abbiamo ricevuto il tweett mentre eravamo sulla strada dell’aeroporto, Bene vuole dire che il presidente avrà un paio d’ore libere per far dell’altro». Ma il fastidio c’è: a parte la scortesia e l’Ucraina, è chiaro che Trump ha voluto mettere una pietra tombale su un’intesa sulla questione dei missili e corto e medio raggio in Europa.
Si è trattata della prima buona notizia per Petr Poroshenko, impegnato anche ieri a cercare di alzare il livello di scontro con Mosca. La giornata non si era iniziata bene per lui quando la Izvestja faceva trapelare la notizia che la Ue non sarebbe intenzionata a indurire le sanzioni contro la Federazione Russa ma invece «favorevole a una soluzione diplomatica delle contraddizioni insorte».
UNA RIVELAZIONE che veniva prima confermata da un anonimo funzionario del Cremlino («Non ci aspettiamo alcuna sanzione, al contrario i partner europei ci stanno chiedendo come possono favorire il dialogo con Kiev»), e poi sottolineato anche da Angela Merkel quando affermava, in piena sintonia con l’Eliseo, la necessità di «trovare una soluzione alla crisi sul piano diplomatico e non militare». Ora si dovrà vedere se la repentina svolta di Trump provocherà delle ulteriori linee di faglia nella Ue visto che Polonia e paesi baltici hanno continuato a invocare «azioni determinate per colpire l’aggressione russa».
IN QUESTE ORE si cercherebbe di riannodare l’unità d’azione tra Usa e alleati europei sulla parola d’ordine della «liberazione unilaterale dei marinai ucraini» invocata in tarda serata dal premier austriaco Kurz, a cui difficilmente Putin potrà dar soddisfazione.
Da parte sua il presidente ucraino ha continuato a battere i tamburi di guerra, sperando che qualcuno lo ascoltasse. In un’intervista concessa al berlinese Bild, Poroshenko ha sostenuto che «il presidente russo Putin si considera “l’imperatore russo” e vede l’Ucraina come una colonia della Russia. Dopo l’occupazione della Crimea e del Donbass, il Mar d’Azov è diventato il suo prossimo obiettivo». E con un linguaggio da guerra fredda che sembrava sepolto nei libri di storia, ha affermato che «l’unica lingua che Putin capisce è la coesione del mondo occidentale». La Nato però si limitava alla solidarietà di prassi «ricordando di aver pattugliato il mar Nero già ben 120 giorni quest’anno». Seguiva la richiesta ufficiale da parte ucraina alla Turchia di chiudere il Bosforo alle navi battenti bandiera russa. A tal fine, ci si appellava alla convenzione di Montreaux del 1936 per la quale «la Turchia ha anche il diritto di vietare il passaggio attraverso lo stretto di navi da guerra nel caso in cui il conflitto minacci il paese stesso».
UN APPELLO che finiva nel vuoto. Anzi, Putin ed Erdogan si sentivano al telefono e il presidente turco proponeva a quello russo di voler fare lui da pacere tra i due paesi slavi. Secondo il ministro delle infrastrutture dell’Ucraina Volodymyr Omelyan la Russia avrebbe anche bloccato l’accesso ai due porti ucraini del mar d’Azov di Berdyansk e Mariupol a 35 navi ucraine. Per Omelyan «l’obiettivo è semplice: bloccando l’accesso ai porti ucraini nel Mare d’Azov la Russia spera di cacciarci dal nostro territorio». Il Cremlino ha smentito: «Per quanto ne so – ha affermato Peskov – non esiste alcuna limitazione all’accesso dei porti ucraini nel mar d’Azov. Per ciò che so lo stretto di Kerch opera in regime normale. Ma a volte, per motivi meteorologici, il porto di Kerch, che svolge funzione amministrativa, assume proprie decisioni per regolare la navigazione».
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