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Trump e la legge del guantone

Trump e la legge del guantone

Sport L’amministrazione presidenziale sta lavorando allo smantellamento del provvedimento firmato nell’era di Barack Obama nello studio ovale, che ha in pratica regolarizzato il flusso dei giocatori cubani nelle franchigie della Major League Baseball

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 11 aprile 2019

The Donald e la legge del guantone che rischia di gettare benzina sul fuoco nel rapporto complicato con Cuba. Almeno nello sport. L’amministrazione presidenziale infatti sta lavorando allo smantellamento del provvedimento firmato nell’era di Barack Obama nello studio ovale, che ha in pratica regolarizzato il flusso dei giocatori cubani nelle franchigie della Major League Baseball. Trump vuole che gli atleti possano trattare e formalizzare direttamente il loro ingaggio con le franchigie americane, senza passare per la federazione cubana. Un passaggio diretto, senza filtri, appoggiato dalla Major League Baseball “per la fine del traffico di giocatori di baseball da Cuba”, che smentisce il testo siglato lo scorso anno dalla Major League Baseball, dalla federazione cubana e dall’associazione degli atleti del Paese caraibico secondo cui ogni giocatore di baseball dall’Isla con oltre 25 anni e almeno sei mesi di esperienza sia libero di firmare liberamente con qualsiasi franchigia della Lega.

PER LA FEDERAZIONE cubana in cambio è previsto un indennizzo, equivalente a circa il 15-20% del valore del contratto siglato dal giocatore. L’accordo voluto da Obama, ovvero il primo atto normalizzatore nei rapporti tra Stati uniti e Cuba sul baseball, consente lo sbarco su territorio americano anche per gli under 25, con un permesso dalla federazione e anche un assegno del 25% dell’importo del contratto. Per una soluzione alle fughe dall’isola degli atleti, che passano da stipendi da pochi dollari ad accordi pluriennali da centinaia di migliaia di pezzi in verde. Il caso più eclatante è avvenuto cinque anni fa, praticamente dall’avvio della fase temperata dei rapporti tra i Paesi con Obama e Raul Castro, con Yasiel Puig, fuggito con l’aiuto di trafficanti messicani, rapito poi da una banda rivale, compreso il finale western, con sparatorie e regolamento di conti, e vittime.

POI, DUE ANNI DOPO,  l’evento mediatico finito sulla stampa di tutto il mondo: Obama e Castro fianco a fianco in tribuna, a L’Avana, nello stadio Latinoamericano, quello dei primi lanci di Fidel e di Che Guevara, per la storica partita tra le nazionale cubana e i Tampa Bay Blue Rays, una delle franchigie della Mlb. La dimostrazione plastica che forse davvero l’epoca degli embarghi era al capolinea. E ora con l’intervento a gamba tesa di Trump è concreto il rischio di inasprimento nei rapporti. La Legge statunitense, tra l’altro, impedisce ogni forma di pagamento al governo cubano ma la Major League Baseball aveva trovato l’escamotage – che reggeva poco, in realtà – nel ruolo della Cuban Baseball Federation, che sovraintende tutte le questioni dello sport sull’isola ma che non faceva parte formalmente dello stato cubano, in quanto agenzia governativa.

 

 

 

 

 

 

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