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Truman Capote, lo stile mi fa martire, ogni parola è sangue

Truman Capote, lo stile mi fa martire,  ogni parola è sangueArnold A. Newman, Ritratto di Truman Capote a New York, 1977

Carteggi letterari Nella loro zuccherosa esuberanza, le lettere di Truman Capote seguono uno schema ricorrente nei romanzi, trascinando il lettore «in situazione»: «È durata poco la bellezza», Garzanti

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 25 aprile 2021
Nelle scene iniziali di Tutto su mia madre, film di Pedro Almodóvar, la protagonista del dramma, Manuela, legge con sconcerto al figlio aspirante scrittore la prefazione di Musica per camaleonti. In quelle pagine, che secondo Manuela sembrano fatte apposta «per toglierti la voglia di scrivere», Truman Capote ripercorre l’andamento della propria carriera d’artista e si rappresenta come un folle giocatore d’azzardo, asservito fin dall’infanzia alla tirannia della letteratura, suo «nobile ma spietato padrone». Il dono creativo concesso da Dio al romanziere, precisa Capote, equivale a «una frusta», che serve soltanto «per autoflagellarsi». Del tutto agli antipodi rispetto a un simile...
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