Truffato con un corso finto, un disoccupato si suicida
Business della Formazione Un giovane calabrese era convinto di conseguire il diploma di operatore socio sanitario. Business della formazione: sei arrestati nel cosentino e nel napoletano
Business della Formazione Un giovane calabrese era convinto di conseguire il diploma di operatore socio sanitario. Business della formazione: sei arrestati nel cosentino e nel napoletano
Spendere 2mila euro, impegnare tempo ed energie in un ospedale «fantasma», nella speranza di acquisire il titolo per svolgere un umile lavoro nelle corsie di un ospedale o di una clinica. Alla fine ritrovarsi truffati, con della carta straccia in mano.
È LA SORTE TOCCATA a decine di aspiranti Operatori Sociosanitari in provincia di Cosenza, che hanno frequentato un finto corso di formazione, organizzato da una scuola professionale non accreditata dal sistema regionale calabrese. Sarebbe uno scenario degno del grande Totò Truffa intento a vendere la fontana di Trevi, se in questa vicenda calabro-campana non ci fossero risvolti tragici. Infatti uno dei truffati, un giovane accortosi dell’inganno, nella già insostenibile difficoltà di reggere la propria condizione di precarietà lavorativa ed esistenziale, ha reagito togliendosi la vita.
Ad interrompere il vortice del raggiro è stata un’operazione condotta dalla procura della Repubblica di Castrovillari che ha portato ieri all’arresto di 6 persone: due soggetti in servizio presso l’Asp di Cosenza, due titolari della scuola di formazione Sud Europa di Altomonte e due omologhi di una struttura formativa operante in Campania. Non sono state fornite per intero le generalità degli arrestati: Si tratta di E.S. 63 anni di Drapia (Vibo Valentia); S.E. 42 anni di Acquaformosa (Cosenza); D.P. 61 anni di Amendolara (Cosenza); A.V.C. 51 anni di Oriolo (Cosenza); A.A.S. 66 anni di Portici (Napoli); E.N. 42 anni di Napoli. Gravi le accuse nei loro confronti: associazione a delinquere finalizzata al rilascio di falsi diplomi Oss. Sequestrati 291 titoli di qualifica professionale illegittimamente rilasciati.
Gli inquirenti ipotizzano l’esistenza di un giro d’affari per 570mila euro. Il procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Catanzaro, Otello Lupacchini, ha definito i proventi dell’attività illecita condotta dagli arrestati come una «tassa sulla speranza».
LE PERSONE RAGGIRATE rientrano infatti nel vasto bacino della disperazione. Non trovando alcuno sbocco lavorativo, ripongono le proprie aspettative negli innumerevoli intermediari attivi tra le strutture lavorative pubbliche o private e l’immenso serbatoio della precarietà. Con la complicità dei due dipendenti dell’Azienda Sanitaria Provinciale in servizio presso l’ex ospedale di Trebisacce, tra il 2015 ed il 2017, al termine dei corsi fasulli i frequentanti si recavano a Napoli dove all’interno di due istituti formativi in regola era «convalidato» il percorso da loro svolto, richiedente 1000 ore di lezione frontale e 450 di tirocinio in strutture accreditate. L’esame finale si svolgeva nel capoluogo campano, davanti alla commissione ufficiale di valutazione, che procedeva all’oscuro di tutto.
I carabinieri dei diversi comandi provinciali che hanno lavorato all’inchiesta sono ora sulle tracce del denaro illecitamente incamerato dai promotori dell’inganno. La somma si aggirerebbe intorno a 570mila euro. Inquietante, inoltre, il fatto che l’ex ospedale di Trebisacce, chiuso insieme a quello di Cariati per decisione del governo Scopelliti che a suo tempo applicò una strabica politica di austerity, secondo le ricostruzioni fornite dagli inquirenti sarebbe stato adoperato come il set di una gigantesca messinscena.
RESTA ORA DA CAPIRE di quali e quante complicità abbiano goduto i promotori della truffa, all’interno degli uffici della Regione Calabria. È possibile che il tutto si sia volto senza che funzionari e dirigenti se ne siano accorti? È scontato anche chiedersi quale fosse il grado di consapevolezza degli iscritti al corso. Tutti ignari oppure, in alcuni casi, anche compiacenti? Il business della formazione, vera o falsa che sia, in Calabria negli ultimi anni ha portato milioni di euro nelle casse di agenzie e scuole spesso fondate ad hoc, pur di intercettare linee di finanziamento pubblico gestite in base a clientele politiche. Tra corsi fantasma, falsi diplomi e nomine illegali dei presidenti di commissione, nella sanità come in altri settori nevralgici, la zona grigia del malaffare sulla formazione ha oscurato l’intero panorama delle agenzie formative, tra le quali non mancherebbero le esperienze virtuose.
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