Lo zoologo Filippo Zibordi ha lavorato dal 2002 al 2015 nel Parco dell’Adamello Brenta al progetto Life Ursus di reintroduzione dell’orso conclusosi formalmente nel 2004. Dalla Slovenia vennero prelevati dieci esemplari e portati laddove erano rimasti solo in due; ora sono diventati più di cento.

Quando un orso si definisce pericoloso per l’uomo?

Esiste un protocollo che si chiama Pacobace (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali) con una tabella che riporta il grado di pericolosità dell’orso, a seconda del comportamento tenuto nell’incontro con l’uomo, e le contromisure gestionali che vanno prese. Si va da «orso scappa rapidamente in un incontro ravvicinato» a «orso attacca senza essere provocato». In quest’ultimo caso, il peggiore, l’azione gestionale è la più energica: si procede con la rimozione della vita libera che può avvenire tramite abbattimento o con cattività permanente. Normalmente l’uomo non è tra le prede dell’orso, alle nostre latitudini. Nella maggior parte dei casi gli atteggiamenti aggressivi sono per auto difesa. Il comportamento dell’orsa Jj4 – attacca per difendere i propri cuccioli – è comunque tra i livelli più elevati del Pacobace.

Gli orsi hanno caratteristiche individuali?

Sì, gli orsi sono caratterizzati da una spiccata individualità. Quando li seguivamo attraverso il segnale del radiocollare ci rendevamo conto che ciascun esemplare si comportava in modo diverso.

Durante la guerra in Bosnia gli orsi cominciarono a cibarsi delle carcasse dei soldati morti e questo creò un problema gestionale. Quando un orso può cambiare la propria “immagine di ricerca della preda”?

Ci può essere una reiterazione dell’azione, quando ha avuto quello che si chiama il «rinforzo positivo». Cioè quando ha ottenuto un vantaggio con il proprio comportamento, per esempio eliminando il pericolo. Poi possono cambiare indole a seconda di quel che accade loro nella vita. Per esempio: normalmente gli orsi sono animali schivi che temono l’uomo, ma se iniziano a familiarizzare con incontri ravvicinati possono perdere la diffidenza dalle persone. Questi comportamenti andrebbero prevenuti attraverso misure di dissuasione.

Come?

Le squadre di emergenza, in Trentino ma anche altrove, entrano in azione per spaventarli con suoni oppure addirittura sparando proiettili di gomma.

Essendo stata separata dai cuccioli, l’orsa Jj4 può diventare più arrabbiata e più pericolosa?

Nell’immediato sì, ma non credo che il ricordo della prole duri a lungo. Anche perché nei prossimi mesi i figli di Jj4 avrebbero abbandonato il nucleo originale.

Secondo lei l’orsa Jj4 dovrebbe essere abbattuta?

Va sicuramente rimossa dalla popolazione a vita libera. Per tutelare l’incolumità pubblica – perché potrebbe nuovamente attaccare come ha già fatto due volte – ma anche per salvaguardare l’intera popolazione di orsi. Infatti, il patto sociale sul quale è stato costruito il progetto di reintroduzione prevede che siano minimizzati i rischi. Dopodiché, come sto ripetendo in questi giorni, lascio alla sensibilità di ciascuno valutare se si tuteli di più il benessere di un animale selvaggio abbattendolo o mettendolo in cattività per tutta la vita.

In 24 ore, 60 mila persone su Change.org hanno firmato una petizione per liberare l’orsa. È fattibile?

Direi proprio di no. E dove potrebbe essere liberata? Nessuno la vorrebbe. Nel resto d’Europa, ma anche nelle Americhe, un orso che ha ucciso verrebbe abbattuto. Gli orsi non stanno fermi: sappiamo di alcuni esemplari maschi che dalle Alpi centro-orientali si sono spostati in Austria, in Svizzera, o in Piemonte, e due o tre sono andati nella terra degli “avi”, in Slovenia.

Nel Parco nazionale d’Abruzzo però le zone frequentate dall’orso sono interdette all’uomo.

Anche nell’Adamello Brenta esistono le riserve integrali. Infatti è rarissimo l’incontro con l’orso. È un falso, questa differenziazione con il Parco d’Abruzzo: la modalità di gestione sono simili. Inoltre, l’orso marsicano, autoctono, non reintrodotto, una sottospecie unica al mondo che esiste solo in Abruzzo, è meno aggressivo.

Cosa non ha funzionato nel progetto di reintroduzione trentino?

Il progetto di per sé è considerato tra i più riusciti d’Europa. Poi però, quando nel 2004 è passato in capo alla Provincia di Trento, alcune indicazioni sono state disattese e si sono sottratte risorse, per esempio per disincentivare i comportamenti negativi di assuefazione di cui parlavamo prima, o per preparare adeguatamente alla convivenza la popolazione umana. Infine, forse bisognava avere più coraggio per rimuovere subito gli orsi problematici. L’Ispra si oppose alla cattura di Jj4 dopo la prima aggressione perché l’orsa anche in quel caso stava solo proteggendo i cuccioli.

Perché secondo lei così tante persone si stanno interessando alla storia di Jj4?

L’orso è un animale col quale da sempre l’uomo ha un rapporto ambivalente, di amore e odio, di ammirazione e terrore, forse come nessun altro. Lo abbiamo considerato un semidio, un medium con l’aldilà, e ce lo siamo portati dietro fin qui. Dai peluche alle pubblicità, molti sono i sintomi di come questo animale non ci lasci indifferenti.