La procura di Roma ieri ha revocato la delega per le indagini sulla Consip ai Carabinieri del Noe, motivo «le ripetute rivelazioni di notizie coperte da segreto istruttorio». Subentra il Nucleo investigativo di Roma dei Carabinieri. Accusati di rivelazione di segreto d’ufficio, oltre al ministro Luca Lotti, anche il comandante generale dell’Arma, Tullio Del Sette, e il generale di brigata Emanuele Saltalamacchia.

In carcere a Regina Coeli da mercoledì, l’imprenditore Alfredo Romeo si è fatto sentire ieri: «Non è vero nulla, sono vittima di una strumentalizzazione conseguenza di un’aspra contesa politica». Domani mattina è fissato l’interrogatorio di garanzia: è accusato di corruzione per aver pagato 100mila euro al dirigente Consip Marco Gasparri, il «prototipatore», colui cioè che, secondo quanto dichiarato dallo stesso Gasparri, adattava i bandi su misura per la holding di Romeo.

ALTRO PROTAGONISTA dell’inchiesta è il padre di Matteo Renzi, Tiziano: «Mi è venuta la tachicardia» ha commentato ieri. Venerdì è stato sentito nella capitale dai pm di Roma e Napoli. Indagato per traffico di influenze, ha negato tutti gli addebiti. La linea difensiva è dimostrare di essere vittima di «abuso di cognome» da parte di Carlo Russo, l’imprenditore amico di famiglia, con cui condivide i pellegrinaggi a Medjugorje. In un’intercettazione Romeo manifesta l’intenzione di versare 100mila euro l’anno a Russo attraverso contratti di consulenza: Russo avrebbe voluto gli venissero versati a Dubai, Romeo preferiva Londra.

A libro paga secondo i pm ci sarebbe stato anche Tiziano Renzi. Il suo legale svolgerà indagini difensive e chiederà copia del verbale dell’interrogatorio, «indebitamente divulgato». Tra le cose da fare c’è anche l’ascolto dell’ad di Consip, Luigi Marroni: promosso dall’assessorato regionale alla Sanità toscana al suo attuale incarico dal governo Renzi, è stato Marroni a raccontare ai pm di pressioni da parte di Renzi senior e di Russo per favorire Romeo e Cofely, la multinazionale che stava a cuore al leader di Ala, Verdini. Secondo l’accusa, Lotti, il presidente di Pubbliacqua Vannoni e i generali Del Sette e Saltalamacchia avrebbero a turno avvisato Marroni dell’inchiesta.

I PM, PERÒ, SOSPETTANO una quinta fuga di notizie. Venerdì hanno chiesto a Renzi senior del suo incontro con «mister X» fuori dal parcheggio dell’aeroporto internazionale di Fiumicino: si sarebbe trattato di «un appuntamento di lavoro» si è difeso Tiziano Renzi. A insospettire i pm è un’intercettazione captata il 7 dicembre sull’utenza di Russo. A chiamare è Roberto Bargilli, l’autista del Camper dell’ex premier durante le primarie del 2012 e ora assessore al comune di Rignano sull’Arno: «Ti telefonavo per conto di babbo. Mi ha detto di dirti di non chiamare e non mandargli messaggi». Secondo i pm «babbo» sarebbe Tiziano Renzi: il suo telefono era sotto controllo da appena due giorni, ad avvisarlo potrebbe essere stato mister X.

Altro protagonista è Italo Bocchino, braccio destro di Romeo, accusato di traffico di influenze. Domenico Casalino il 9 giugno 2015 gli comunica che sarebbe stato sostituito come ad di Consip (al suo posto arriverà Marroni). Bocchino, si legge nell’informativa dei carabinieri, sottolinea che «comunque Casalino aveva ascendente sul nuovo cda. E in effetti continua a essere un punto di riferimento per Romeo e Bocchino, anche perché annovera rapporti con Marroni, insieme al quale condividerebbe alcuni processi decisionali e gare».

INTERCETTATO, BOCCHINO aggiorna Romeo: «Italo – si legge nell’informativa – dice che Casalino e Marroni avrebbero raggiunto un accordo. Italo dice che avrebbero chiuso ’in più’: Bocchino aveva fatto allusione a un lotto aggiuntivo». Secondo gli investigatori, Casalino e Marroni, nonostante la contrapposizione del presidente Consip Ferrara, avrebbero permesso a Romeo di chiudere in vantaggio.