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Posti tagliati a medicina, gli studenti annunciano un maxi-ricorso

Posti tagliati a medicina, gli studenti annunciano un maxi-ricorso

Università Da quest'anno, i testi di ingresso prima dell'esame di maturità

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 7 febbraio 2014

Per l’università italiana ci sono troppi medici nel sistema sanitario nazionale che nel 2015 subirà un taglio da 540 milioni di euro e di 610 milioni nel 2016. La conseguenza di questa decisione si registra nel decreto ministeriale pubblicato dal Miur il 5 febbraio: i posti disponibili per i test di accesso ai corsi di laurea in Medicina, odontoiatria e veterinaria per l’anno accademico 2014-2015 saranno tagliati del 23%. Ci saranno 7918 posti, 2.239 in meno dal 2013. Si calcola che i candidati saranno poco meno di 100 mila. Con numeri diversi, ma proporzioni simili, lo stesso avverrà a Veterinaria (meno 193 posti, in totale 632) e a Odontoiatria (meno 197 posti, in totale 787).

Dopo essere stata costretta a ritirare il “bonus università”, la ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza si è soffermata ieri su un problema che annuncia nuove tensioni nel mondo universitario. Il numero di posti per i futuri medici «è determinato dalle regioni che calcolano il fabbisogno – ha detto Carrozza – in attesa di avere quello definitivo noi abbiamo già fatto il bando per permettere agli studenti di prepararsi». Il numero definitivo dei posti sarà stabilito per tutti i corsi dai decreti di programmazione emanati entro l’11marzo, prima della scadenza delle iscrizioni alle prove che si effettuerà sul portale on line Universitaly dal 12 febbraio all’11 marzo.

Questa non è l’unica anomalia nel sistema di accesso alla formazione universitaria. Dal 2014, infatti, i maturandi saranno costretti a recarsi in un’aula universitaria ad aprile (8-10, il 29 per le prove di inglese per Medicina e Chirurgia), dunque due mesi prima dell’esame di maturità. Un fatto mai avvenuto in precedenza, ma fortemente voluto da tutti i ministri dell’Istruzione dopo la riforma Gelmini. L’ansia di anticipare l’inserimento universitario, indipendentemente dagli esiti dell’esame di maturità e dalle decisioni o preferenze degli studenti, è almeno pari a quella di ridurre l’accesso al sapere e di tagliare i posti disponibili nei corsi di laurea a numero chiuso (il 57,3% di quelle esistenti, il 100% di quelle mediche). «Stanno attaccando il diritto allo studio e il diritto alla salute dell’intero paese – sostiene Alberto Campailla, portavoce di Link Coordinamento Nazionale – il numero chiuso è anche dannoso per la necessità reale di medici, pediatri, chirurghi e personale sanitario: dal 2018 se ne stimano 22mila in meno e la responsabilità è di questo sempre più iniquo sistema di selezione. Chiediamo che si faccia un passo indietro immediato».

Oltre a rivelare l’ingiustizia in atto, la stima fatta da Campailla rivela anche l’inconsistenza del numero chiuso rispetto alle esigenze reali del sistema sanitario nazionale. Ma queste non sono valutazioni ben accette alla governance universitaria, e tanto meno alla politica impegnata a tagliare la sanità pubblica. Di solito chi governa giustifica l’estensione del numero chiuso con la necessità di prevenire la disoccupazione dei laureati. Nel 2012 è stato calcolato che su 10.173 studenti passati ai test quell’anno, nel 2018 sarebbero rimaste disoccupate 3mila persone. I posti disponibili per le scuole di specializzazione sono infatti 5 mila e quelli per medicina generale circa mille. Queste cifre diminuiranno a causa della spending review già messa in conto dal governo. Il numero chiuso è funzionale al ridimensionamento della sanità pubblica, alla precarizzazione delle professioni mediche e, in generale, di quelle intellettuali. Questa misura non è dunque il rimedio all’esplosione della “bolla formativa”, cioè l’incapacità da parte del mercato del lavoro di assorbire l’eccedenza di laureati, ma al contrario la premessa per creare nuovi disoccupati.

Contro questa strategia l’Unione degli universitari e la Rete degli studenti hanno annunciano un maxi ricorso. «Ignorando l’evidenza di un sistema che non funziona – afferma Gianluca Scussimarra, coordinatore dell’Udu – la ministra Carrozza va avanti sulla strada dei test anziché aprire un confronto con gli studenti». «Anziché ridiscutere il sistema – aggiunge Daniele Lanni della Rete – anticipa i test ad aprile, compromettendo il percorso formativo di migliaia di studenti medi». L’avvocato Michele Bonetti ha vinto un ricorso al Tar del Lazio che ha permesso a oltre mille studenti di essere riammessi con riserva alle facoltà di medicina (sentenza da confermare il 20 febbraio) sosterrà un nuovo ricorso: «Impugneremo e bloccheremo il decreto Carrozza prima dei test»

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