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Troppi decreti: in Senato arriva l’ingorgo di fine anno

Troppi decreti: in Senato arriva l’ingorgo di fine annoL'aula del Senato – LaPresse

Camere Arriva la manovra, centrodestra in allarme: a rischio i Dl Caivano e migranti che scadono a metà novembre. Meloni già a quota 44 decreti, superato ogni record. La rabbia del Pd: siamo diventati un simulacro, l'ombra di un Parlamento. Magi (+Europa): deve intervenire il Capo dello Stato

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 19 ottobre 2023

Dal deserto all’ingorgo, per il Senato si annuncia un novembre complicato per la maggioranza di centrodestra. E così, se oggi le opposizioni sono tornate a denunciare lo svuotamento del Parlamento, a palazzo Madama sta per arrivare la tempesta perfetta, con la sessione di bilancio che rischia di intralciare la conversione in legge di almeno 7 decreti. Tra questi quello chiamato Caivano che inasprisce le pene per i minori non solo per fatti di droga e il decreto sud, che contiene le controverse norme sul trattenimento dei migranti nei Crp fino a 18 mesi e prevede la rapida costruzione di nuove strutture di detenzione.

Il primo scade il 15 novembre e si trova in commissione in Senato, il secondo il 19 e deve prima finire il suo iter alla Camera per poi approdare a palazzo Madama a novembre. Stessa sorte per il decreto che contiene i bonus benzina e il prolungamento degli sconti per luce e gas in bolletta: scade a fine novembre, e si trova ancora in commissione alla Camera. Così anche l’ultimo decreto immigrazione, quello che prevede rimpatri più rapidi e consente di ospitare minori non accompagnati nelle strutture per adulti: la sua scadenza è fissata al 5 dicembre, ed è molto probabile che arrivi in Senato nel momento di massimo ingorgo.

A questi si aggiunge l’ultimo decreto varato lunedì dal consiglio dei ministri: un pacchetto di misure economiche e fiscali che dall’edilizia universitaria al trasporto pubblico locale e che saranno esaminate in prima battuta dal Senato.

Nella maggioranza è già scattato l’allarme: che riguarda sia la necessità di garantire presenze sicure dei senatori nelle commissioni ma anche nell’aula dove i decreti saranno votati a colpi di fiducia. E qui si spiega l’apparente contraddizione tra la denuncia delle opposizioni su un Parlamento disoccupato e il rischio che tra novembre e fine anno si crei un ingorgo ingestibile: l’abuso della decretazione d’urgenza e dell’utilizzo del voto di fiducia.

Un male che viene da lontano, ma il governo Meloni è già riuscito a superare ogni record: in meno di anno è già arrivato a 44 decreti, con una media (dati Openpolis) di oltre 3,5 al mese (6 solo nello scorso settembre, a ottobre siamo già a 3). Di questi circa un terzo sono decreti omnibus, cioè composti da norme che affrontano temi diversi tra loro. In questo primo anno di legislatura circa il 56% delle leggi approvati dalle Camere sono conversioni di decreti, anche qui un record.

«Stiamo diventando un simulacro: il Parlamento sta diventando un’ombra di se stesso», l’accusa lanciata ieri in aula alla Camera dal dem Roberto Morassut. «Non ci state portando in direzione di una repubblica presidenziale, questo è un aborto». Sulla stessa linea Riccardo Magi di +Europa che parla di «emergenza democratica: non si è mai raggiunto questo livello di decretazione con l’annullamento del Parlamento. Come opposizioni dobbiamo investire di questa questione il Capo dello Stato».

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