Editoriale

Tripoli bel suol d’amore

Ma come, non era Putin il nemico dell’Occidente, almeno subito dopo l’Is, avendo «invaso» l’Ucraina, insidiato la «compattezza» Ue, assassinato il «leader» dell’opposizione Nemtsov? Tutto sembra accantonato, proprio nel giorno […]

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 6 marzo 2015

Ma come, non era Putin il nemico dell’Occidente, almeno subito dopo l’Is, avendo «invaso» l’Ucraina, insidiato la «compattezza» Ue, assassinato il «leader» dell’opposizione Nemtsov?

Tutto sembra accantonato, proprio nel giorno in cui jet italiani hanno sorvolato il Baltico, sono arrivati centinaia di soldati Usa alla frontiera russa e la pace di Minsk resta sulla carta. Ma tant’è, Putin torna utile a combattere la nuova insidia rappresentata dallo Stato islamico, il sedimento terroristico residuo di tutte le guerre occidentali aperte in modo scellerato in Medio Oriente da venti anni a questa parte. In particolare in Libia, dove gli interessi strategici energetici dell’Italia e quelli delle multinazionali del petrolio, sono compromessi dal conflitto per bande che continua dalla caduta di Gheddafi, da noi patrocinata nel 2011 a suon di bombardamenti aerei della Nato, che alla fine hanno partorito l’avanzata dello jihadismo più estremo, dilagando anche in Siria e in Iraq.

Allora anche Putin va sdoganato dall’angolo in cui lo abbiamo messo con la strategia irresponsabile delle sanzioni diventate un boomerang: è semplicemente stato cancellato il gasdotto South Stream che era fondamentale per l’Italia. Tutto sull’altare di una inesistente politica estera dell’Italia e dell’Unione europea, demandata all’Alleanza Atlantica.

Pace fatta dunque a est? Rivedremo la disastrosa proposta di associazione all’Ue a Kiev del 2013? Che, dopo avere rifiutato il sostegno finanziario, ha preteso un accordo con l’Ucraina a patto che rompesse con la Comunità degli stati indipendenti, nonostante gli interessi storici ed economici di una parte significativa e russa della stessa Ucraina? Niente di tutto questo. Nascondendo sotto il tappeto le nostre responsabilità che hanno aizzato la rivolta ipernazionalista anti-russa di Majdan e conseguentemente quella filo-russa del Donbass, adesso come se nulla fosse riuniamo le forze occidentali, scopriamo che la Russia è Europa, ricomponiamo una coalizione cattolico-ortodossa (crociata?) aprendo il fronte del Mediterraneo insieme al golpista egiziano Sisi. Così Renzi chiede a Putin di schierarsi «insieme contro il terrorismo, perché è decisivo il ruolo della Russia», e Putin annuncia: «Sì, appoggeremo la richiesta italiana all’Onu». La guerra sarà una «missione umanitaria», perché diremo di farla per i migranti che ricacciamo nei cimiteri marini, vale a dire per trovare un altro Gheddafi che li tenga nei campi di concentramento; e «sotto egida Onu», in macerie dopo la nostra devastazione del diritto internazionale.

Tra Putin e Renzi – che non si muove senza l’avallo Usa -, risuona la canzone di Gea della Garisenda, come per la prima guerra italiana in Libia del 1911: «Tripoli bel suol d’amore…».

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