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Trieste si mobilita contro l’ovovia nel parco voluta dal Comune

Trieste si mobilita contro l’ovovia nel parco voluta dal Comune

Il progetto verrebbe realizzato con i fondi del Pnrr Collegherebbe il mare all'altopiano carsico. Più di mille gli alberi abbattuti

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 17 giugno 2022

Una grande manifestazione fatta di musica e allegria perché vuole essere il riappropriarsi della parola, della presenza, della democrazia. Il Comitato No Ovovia vuole dimostrare nei fatti che non si ferma la battaglia contro il progetto di una funivia/ovovia/cabinovia (nei mesi anche il cosa dovesse essere è cambiato) per collegare il mare all’altopiano carsico a cui sembra tenere tanto il sindaco di Trieste. Un progetto che, senza aver nemmeno coinvolto il consiglio comunale, ha ottenuto un finanziamento dai fondi del PNRR (ne abbiamo parlato su Extraterrestre del 31 marzo). Una cabinovia che dovrebbe attraversare il vecchio porto asburgico, a oggi con irrisolti problemi di riqualificazione, con stazioni e piloni che snaturerebbero l’unicità urbanistica e architettonica di una zona che è stata il nucleo centrale della ricchezza dell’ ex porto imperiale, per poi salire verso il Carso abbattendo più di mille alberi e facendo strame di un bosco che ricade dentro Rete Natura 2000, quella che unifica i parchi, le riserve e le aree naturali dell’Unione europea per proteggere la biodiversità e gli habitat naturali. Si pensa di disboscare e realizzare un trasporto a fune, nella città della Bora, che non potrebbe servire né ai cittadini né ai pendolari ma che il Comune correda con una previsione di più di 3 milioni di passeggeri/anno e su questa stima irrealistica dichiara di poter coprire le spese di manutenzione.

Il Comitato No Ovovia, e le 35 associazioni che hanno aderito al coordinamento, lo ritengono un progetto non solo inutile per la mobilità urbana ma addirittura dannoso perché produrrebbe indebitamento togliendo ogni risorsa a quell’ipotesi di una linea tram/treno su cui tanti hanno investito in studi e progettazioni.

Il Comitato aveva tentato la strada del referendum consultivo, duemila firme raccolte in meno di due ore sotto la pioggia, ma la Commissione dei Garanti, nominata con più di sei mesi di ritardo, non ha ritenuto di ammetterlo perché rischiava di rallentare l’iter di un progetto sottoposto ai tempi stretti del PNRR. Non poteva finire così: centinaia di persone in una camminata illustrativa lungo il percorso previsto per la cabinovia, conferenze stampa e comunicati per sottolineare le incongruenze e i sotterfugi dell’amministrazione comunale. Perché è un Comitato dove professionisti di diverse discipline hanno analizzato le carte, sottolineato ogni riga e ogni parola fino a stilare un dossier di vera e propria controinformazione. Fino a dimostrare, tecnicamente, che è un progetto irrealizzabile e che il danno economico, oltreché paesaggistico e sociale, sarebbe enorme. Il dossier è stato mandato a tutti, anche al governo e c’è una interrogazione in parlamento che aspetta una risposta da inizio marzo anche se il ministro Giovannini sembra aver ammesso verbalmente le proprie perplessità tanto da inviare una serie di richieste al Comune di Trieste. Anche la Soprintendenza locale ha già fatto capire che il proprio benestare, quando richiesto, non sarà così scontato mentre gli uffici della Regione hanno inviato al Comune una raccolta di osservazioni che sembrano schiaffoni. Ma il sindaco con la sua assessora ai lavori pubblici e il dirigente dell’ufficio tecnico restano chiusi a testuggine: no contestazioni, no dubbi, tutto bene così.

Dopo cinquanta banchetti informativi sparsi tra la città e il Carso, il Comitato No Ovovia chiama i cittadini in piazza venerdì sera: musica, striscioni, volantini e un collegamento in diretta con i genovesi di «Con i piedi per terra» che si trovano a fronteggiare un problema simile e saranno in presidio davanti a Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova. La sollecitazione è comune: i fondi del PNRR non vanno utilizzati per speculazioni fini a se stesse, non possono diventare volano di devastazioni ambientali e sociali.

Dappertutto in Italia continuano a moltiplicarsi comitati e gruppi spontanei: i cittadini si mobilitano direttamente in questa imbarazzante assenza della politica.

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