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Trieste, manifestanti antifascisti indagati

Trieste, manifestanti antifascisti indagatiTrieste, il palco dell’ultra-destra e sotto l’inizio delle cariche

Piazza Libertà Sessanta attivisti finiti nel fascicolo del pm per aver cercato di "disturbare" il raduno dell’estrema destra del 24 ottobre scorso

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 19 novembre 2020

È sabato 24 ottobre, più o meno le 17.30, il giardinetto in mezzo a Piazza Libertà si riempie un po’ alla volta: giovani, molti, che si siedono sulle panchine o si fermano lungo le aiuole, distanziati, mascherine. Sono lì per occupare uno spazio che, da più di un anno, è diventato un centro dell’accoglienza ai migranti: ci sono anche i volontari, infatti, che ogni sera offrono un panino, un paio di scarpe, le prime cure mediche per le piaghe e i segni delle sevizie subite da tanti giovani uomini e donne e bambini lungo la rotta balcanica. Sono quelli di Linea d’Ombra e La Strada Si.Cura, hanno al fianco giovani e anziani richiamati da una scelta scellerata del prefetto che, nello stesso posto e alla stessa ora, ha autorizzato una manifestazione di fascisti – CasaPound, Forza Nuova, Veneto Skinheads – indetta da un gruppo facebook cittadino.

Sono lì per segnalare che quella piazza è un luogo libero, inconciliabile con lo squadrismo razzista, ma sono presto circondati da Polizia e Carabinieri in tenuta antisommossa che li sgomberano di peso. Presente la Digos, poi, perfino ridondante, con videocamere e microfoni. Partono manganellate e spintoni. Un gruppo di antifascisti viene spinto con malagrazia fuori dal giardino centrale, giù dal marciapiede, in mezzo alla strada dove ancora passano le macchine. Un altro gruppo viene buttato in braccio a una decina di noti figuri di CasaPound che aspettano sul marciapiede di fronte e vola qualche sedia e si rompe una vetrata. Serata incandescente, qualche testa sanguinante. «È per la vostra incolumità» dice un’agente della Digos mentre spintona una ragazzina fuori dalla piazza.

Alle 18.30 una cinquantina di fascisti occupa il centro della piazza “ripulito”, issa il tricolore – paradossalmente – sulla statua di Elisabetta d’Austria e cominciano i comizi. Si sentono urla irripetibili contro questo papa, Soros e il ragno che attanaglierebbe il mondo succhiando i cervelli dell’eletta razza bianca, contro chi si occupa di accoglienza, contro le donne, contro gli omosessuali. Occorre ribellarsi alla dittatura musulmana che ha già costretto all’apartheid i bianchi europei. Tatuaggi nazisti, Mussolini sui bicipiti, fumogeni, insulti e minacce, tutto possibile perché «manifestazione autorizzata» e grazie a due file concentriche di poliziotti.

Dai margini del giardino, un centinaio di antifascisti resta ad ascoltare e fischia a pieni polmoni per poi allontanarsi in gruppo perché l’aria è pesante e parecchi fascisti continuano a tirar su le maniche e a far girare nell’aria la cintura.

Reazioni? In molti chiedono le dimissioni del questore perché la gestione dell’ordine pubblico è parsa quanto meno sgangherata e lui commenta a caldo: «In questi giorni ho colto un clima di suscettibilità politica» (sic!) e poi, assieme al sindaco, spiega che «una era una manifestazione regolarmente autorizzata, l’altra no e quindi…».

Di ieri la notizia che sessanta “antagonisti” sono indagati. Il pm ha aperto un fascicolo con varie ipotesi di reato: inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, rissa. «Le forze dell’ordine hanno fatto il massimo nell’opera di contenimento per gestire la piazza senza che la situazione degenerasse in eccessi violenti» ha osservato il procuratore che ha aggiunto: «La Digos ha poi svolto un lavoro certosino per identificare i responsabili. Esprimo il mio plauso. Ora spetta alla Procura fare la sua parte». Pare ci siano anche due fascisti indagati per rissa a mo’ di equa distribuzione.

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