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Tribuna streaming, Letta batte i 5 stelle

Tribuna streaming, Letta batte i 5 stelleEnrico Letta

Consultazioni Grillini costretti in difesa. E l'arma segreta non scatta

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 26 aprile 2013

Sarà che da solo o al fianco di Bersani, Enrico Letta si è già sorbito trentasette consultazioni. Gioca in casa. Sarà soprattutto che dietro a quel tavolo con davanti i 5 stelle si era già seduto, rimanendo per lo più in silenzio a osservare il collasso delle speranze bersaniane. Passato dalla panchina al campo, parte all’attacco. Perché una consultazione in diretta streaming non è una consultazione. È una tribuna politica senza moderatore. Non serve a cercare intese ma a parlare agli elettori. Gli accordi, nel caso, si fanno a webcam spenta, venendo alle cose serie. Come sanno bene proprio i grillini che infatti tutte le volte che serve, cioè spesso, litigano offline.
La diretta l’avevano chiesta loro, inquadratura laterale buona per apprezzare la vasta – e stavolta non silenziosa – delegazione a cinque stelle. Roberta Lombardi, la capogruppo, aveva provveduto a poggiare sulla scrivania, nascosta sotto un po’ di fogli innocenti, l’arma del contropiede. Una proposta di legge grillina per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti da far firmare lì per lì, davanti a tutti, al presidente incaricato. Ma Letta allunga la mano e la mette via, continuando a parlare. E poi si scopre che era la copia originale, quella che non si può firmare. Autogol.

Letta ha un vantaggio rispetto a Bersani. Il suo governo per nascere non ha bisogno dei voti del Movimento 5 stelle. Prenderà, sciaguratamente, quelli dei berlusconiani. Il vice segretario del Pd non deve chiedere, né convincere, come aveva dovuto tentare il segretario. E così offre le sue ricostruzioni, spiega a modo suo un po’ degli ultimi passaggi. Fa persino un tanto di scouting, magari involontario. «Non dovete aver paura di noi. Sarebbe frustrante per la voglia di cambiamento di cui siete espressione se la vostra indisponibilità a mescolare voti o idee finisse per far durare l’incomunicabilita».
Insomma il vecchio tema dello «scongelamento» dei voti grillini, espressione tirata fuori da Bersani che, a questo punto, forse era stata un’idea di Letta. Replica grillina, già in difesa: «Nessun problema a mescolarci sulle idee, l’abbiamo già fatto e lo rifaremo, ma non chiedeteci di votare cose che non condividiamo». Che può essere un buon argomento, ma Letta si è preparato: «Quando si è trattato di votare per i vostri vicepresidenti e questori alla camera e al senato noi lo abbiamo fatto». Allora niente paura dell’inciucio? «Se noi del Pd non ci fossimo mescolati, non sarebbero stati eletti e sarebbe stato un peccato – e così Letta passa al tono pedagogico – perché stanno facendo un buon lavoro». Per disgrazia grillina il tutto accade nel giorno in cui i cinque stelle sono tornati a chiedere a gran voce le presidenze delle commissioni di controllo, in quanto minoranza. Anche giusto, ma l’idea che gli unici accordi buoni siano quelli per ricevere incarichi, ecco, non è bella.

E allora scatta il disimpegno dalle retrovie. «Dialogo per dialogo, ce lo dice perché non avete votato per Rodotà?», chiede una «cittadina» del seguito. «Ditemi voi piuttosto perché non avete votato Prodi, che era pure nella vostra lista», si chiude a riccio Letta. E prepara il terreno per il risveglio di Vito Crimi, il capogruppo. Che addirittura si lancia in contropiede: «Suggeriamo al partito democratico per la prossima volta di fare anche lui le primarie online per scegliere i suoi candidati». Praticamente è un assist. «Sono io che vi suggerisco di lasciar perdere l’argomento – risponde Letta – a Roma il nostro candidato sindaco ha preso i voti di 50mila cittadini che sono usciti di casa e hanno raggiunto i seggi allestiti dai nostri volontari. Ho visto che Rodotà ha preso 4mila e qualcosa click…».

Finale confuso. I 5 stelle continuano a parlare di Roma e al momento di salutarsi anche del Friuli, ma Letta aveva preparato anche le dernier mot. Tutto il giorno che Grillo fa il verso a Guccini con il 25 aprile che sarebbe morto. «Ricordategli che dio è morto ma dopo tre giorni è risorto», raccomanda il (cattolico) presidente incaricato ai grillini. Ecco. È probabile che sarà Grillo ad avere qualcosa da dire loro.

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