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Trent’anni di euforia con il signor B.

Trent’anni di euforia con il signor B.Toni Servillo in «Loro» di Paolo Sorrentino

Libri Giuseppe Pesce, «Il lato B della storia», Martin Eden edizioni

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 27 giugno 2020

Per una curiosa coincidenza proprio nei giorni dei festeggiamenti, ricordi e omaggi per il centenario della nascita del grande Alberto Sordi, esce un prezioso volumetto dedicato da Giuseppe Pesce al Berlusconi cinematografico e televisivo («Il lato B della storia», Martin Eden, pagg.110, euro 10). Perché a pensarci bene se l’Albertone nazionale deve molto del suo successo – fermo restando la sua statura d’attore – al rispecchiamento di molti italiani nei vizi, i difetti, la capacità di truffare qualcuno così magistralmente rappresentati magari stemperandolo nell’alibi della fiction, Silvio Berlusconi ha incarnato nella realtà la perversa attrazione dell’italiano medio per un modello vincente, l’identificazione con il mondo prospettato da un personaggio arrivato come un ciclone nella scena imprenditoriale e politica nazionale dando prova di notevoli qualità attoriali.

Nel suo «La fabbrica dell’obbedienza» (Feltrinelli, 2011) Ermanno Rea ha indagato proprio «il lato oscuro e complice degli italiani» individuando la grande novità del berlusconismo nell’uso spregiudicato e inedito della televisione come macchina del consenso e mezzo capace di trasformare i peggiori difetti nazionali in spettacolo. Oltre tutto Berlusconi e il berlusconismo in fondo hanno fatto comodo a molti, anche agli avversari politici e a una certa sinistra (vedi patteggiamento sulla legge per il conflitto d’interessi, accordi sottobanco e scambi di favori) e hanno fornito linfa e ispirazione ad alcuni produttori, registi e sceneggiatori. Ed è proprio su questo aspetto che si sono concentrati la piccola ma agguerrita casa editrice napoletana Martin Eden nata da qualche anno e l’autore Pesce, giornalista, saggista e documentarista. Da Fellini a Nanni Moretti, fino a Sorrentino, questo agile saggio ricostruisce, per la prima volta, un racconto tra cinema e televisione degli ultimi trent’anni intorno alla figura centrale di Berlusconi che, prima come imprenditore e poi come politico, ha segnato un’epoca ormai conclusa, che continua tuttavia a proiettare la sua ombra lunga.

E a riprova di quell’asse fiction-realtà (soprattutto quando ci sono implicazioni politiche) che da sempre attraversa il cinema, l’autore non a caso apre il saggio con un capitolo sui «precursori»Nottola e Santenocito, protagonisti rispettivamente de «Le mani sulla città» di Rosi e «In nome del popolo italiano» di Risi figure emblematiche di politici-imprenditori, ma vengono citati anche – come esempi di vicende di finzione in anticipo sulla realtà – «Signore e signori, buonanotte »e addirittura «Ginger e Fred», terzultimo film di Fellini e «Il portaborse» di Luchetti girato alla vigilia della discesa in campo del Cavaliere. Pesce poi attraversa in lungo e in largo la produzione cinematografica e televisiva che ha avuto come oggetto la parabola berlusconiana, ha rappresentato esplicitamente Berlusconi o comunque ha citato lui e la sua escalation. E quindi film di fiction come «Il caimano» di Moretti, «Loro» di Sorrentino, «Viva la libertà» di Andò, documentari quali «Belluscone» di Maresco, «Silvio forever» di Faenza, «Videocracy» di Gandini e la serie televisiva «1992, 1993, 1994» con Stefano Accorsi. L’autore conclude il suo veloce ma preciso e incisivo excursus sul racconto cinematografico e televisivo di Berlusconi con una domanda che ritorna: «E se, per quanto sbagliato, il sogno che ha venduto agli italiani ha riempito un vuoto, con cosa abbiamo riempito il vuoto che si è lasciato dietro la stagione di Berlusconi?».

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