Tremila tirocinanti a casa da maggio La Cgil: il governo deve stabilizzarli
Giustiza allo Sbando Mobilitazione e manifestazione nazionale a Roma il 28
Giustiza allo Sbando Mobilitazione e manifestazione nazionale a Roma il 28
Per poche centinaia di euro mensili, lavorano da cinque anni per lo Stato, tenendo letteralmente in piedi decine di uffici giudiziari e tribunali, in cronica carenza di organico: 9mila posti con punte del 30 per cento in alcuni grandi uffici. Ma dal primo maggio molti di 2.650 tirocinanti di giustizia resteranno a casa, causa fine finanziamento della legge di stabilità per quest’anno.
Per evitare i licenziamenti e – al contrario – contrattualizzare in maniera corretta tutti i tirocinanti di giustizia, la Cgil ha lanciato una mobilitazione. Cgil e Fp Cgil hanno proclamato diverse iniziative di lotta: il 17 aprile ci saranno manifestazioni territoriali in più città (Milano, Bologna, Reggio Calabria, Napoli, Cagliari) per poi arrivare, martedì 28 aprile, ad una manifestazione nazionale a Roma.
La possibilità di utilizzare questi lavoratori è stata inserita nella parte del decreto 90 del 2014 che istituisce l’Ufficio per il processo, e la Cgil, anche in virtù di questo provvedimento, ha chiesto e previsto un percorso virtuoso che trasformi i tirocini in contratti per questa platea, nel rispetto delle norme del pubblico impiego e dicendo basta alla prosecuzione del tirocinio formativo, che ormai nasconde una vera e propria forma di lavoro nero. La copertura economica, trattandosi di contratti a termine, potrebbe essere data dal Fondo Unico Giustizia (Fug).
Nonostante la citata norma del Dl 90 e i segnali di disponibilità dati in più occasioni, non sembrano esserci aperture da parte del ministro della Giustizia Andrea Orlando e il governo paventa solo l’utilizzo di una parte di questi lavoratori, (magari quelli con titolo di studio superiore e giovane età, con evidente discriminazione dei più svantaggiati) e sempre con la forma del tirocinio. Si tratta di una chiusura incomprensibile da parte dell’esecutivo, di un atteggiamento che ci porta a dare il via ad un nuovo percorso di mobilitazione.
Partiti nel 2010, i tirocini erano frutto di convenzioni stipulate dalle amministrazioni giudiziarie con Province e Regioni: sono stati attivati prima nel Lazio e poi in quasi tutte le altre regioni lungo lo stivale.
«Abbiamo elementi per dire che svolgono funzioni che servono al sistema giustizia, sono inseriti nell’organizzazione del lavoro», ha detto in una conferenza stampa il segretario della Fp Salvatore Chiaramonte. I tirocinanti sono stati di fatto inseriti nel ciclo lavorativo e hanno affiancato a tutti gli effetti il personale interno, come più volte riconosciuto dai presidenti dei Tribunali, dai procuratori e dal primo presidente della Corte di Cassazione. A provarlo è la documentazione che attesta la loro partecipazione alle attività lavorative – dai moduli di richiesta ferie, negate ed autorizzate, alle firme sullo scarico dei documenti, sul ritiro della corrispondenza e sui transiti negli archivi – e la presenza negli sportelli aperti al pubblico.
«Lo Stato – ha sottolineato il segretario confederale Cgil Gianna Fracassi – ha investito negli ultimi cinque anni risorse per formarli, presumibilmente in vista di un inserimento stabile, ma non dà loro nessuna prospettiva dal primo maggio. Da parte del governo non c’è nessuna assunzione di responsabilità, anzi denunciamo una certa indifferenza rispetto alla loro sorte, vengono messi in secondo piano rispetto ai lavoratori interni al ministero e a quello delle Province».
A questo proposito il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha sottolineato che «si è scelto di contrapporre tanti soggetti», «una guerra tra poveri esercitata in nome della mancanza di risorse, ma le risorse rispetto alle quali fare delle scelte ci sono».
La Cgil e la Fp Cgil chiedono che «si ragioni su una collocazione contrattuale, che venga riconosciuto ai tirocinanti lo status di lavoratori a tutti gli effetti», il costo del tirocinio è stato di circa «240 euro a persona al mese, e noi – ha spiegato Fracassi – abbiamo chiesto che venga utilizzato il Fug, il fondo unico per la giustizia, per risolvere il problema nell’immediato. Non rispondano che non è possibile perchè in passato deroghe sull’utilizzo vi sono state».
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