Tredici anni di grafica ribelle al Forte Prenestino
Eventi Oggi alla Santeria Paladini di Milano «Crack (Land) - Enter the Rabid (W)Hole» di Officina Multimediale, che ripercorre la storia della rassegna internazionale di fumetti
Eventi Oggi alla Santeria Paladini di Milano «Crack (Land) - Enter the Rabid (W)Hole» di Officina Multimediale, che ripercorre la storia della rassegna internazionale di fumetti
Forte Prenestino: il più antico centro sociale di Roma, occupato il primo maggio 1986 in occasione della «Festa del non-lavoro», e da sempre il più attento all’espressione artistica ribelle, senza dubbio uno dei pochi veri eredi della rivoluzione linguistica, troppo spesso dimenticata, che fu il cuore del ’77 quanto le piazze in fiamme e forse anche di più. Il Forte ha invece sempre privilegiato quell’aspetto del Movimento, non come eredità ma come attualità. Non poteva che nascere al Forte «Crack! Fumetti dirompenti», la rassegna internazionale di fumetti e arte grafica che ogni anno a giugno, dal 2005, presenta il meglio della grafica ribelle autoprodotta e indipendente.
RACCONTARE quell’esperienza in un film, come ha fatto Officina Multimediale che lo presenta oggi pomeriggio a Milano, Santeria Paladini, alle 17, è una sfida. Non basta infatti intervistare gli artisti, ricapitolare una storia che è ormai lunghissima, percorrere e raccontare gli ultimi 13 anni di creatività sotterranea, rintracciare le traiettorie e le genealogie, fino a quel caposaldo che fu, alla fine degli anni ’70, il geniale Ranxerox di Tamburini e Liberatore.
Bisogna anche restituire la stessa forza creativa insieme individuale e collettiva, lo stesso clima da happening e di intreccio tra linguaggi diversi, sia pur articolati intorno alla grafica, che è il segreto del festival e forse del Forte.
Crack (Land)-Enter the Rabid (W)Hole centra l’obiettivo perché cerca allo stesso tempo di raccontare un percorso e di esserne parte: un nuovo tassello nel lavoro di registrazione dei percorsi politici e linguistici sotterranei, di oggi come di ieri, che sfuggono puntualmente allo sguardo distratto di chi nei movimenti cerca solo quel che si aspetta da prima di trovare e li riduce così a stereotipi privati della loro anima
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