Tre nuovi arresti per l’assalto al cantiere di Chiomonte di un anno fa
No Tav Su richiesta della procura di Torino, la digos ha arrestato tre militanti accusati di aver partecipato all'assalto di un cantiere contro l'alta velocità. Le accuse contestate sono fabbricazione di armi da guerra e violenza a pubblico ufficiale, ma i tre sono indagati a piede libero anche per il reato di terrorismo. Si tratta della stessa inchiesta per cui sono già in carcere altri quattro ragazzi. Proprio in questi giorni, a Venaus, il movimento contro la Torino-Lione ha organizzato tre giorni di dibattito sulle lotte sociali
No Tav Su richiesta della procura di Torino, la digos ha arrestato tre militanti accusati di aver partecipato all'assalto di un cantiere contro l'alta velocità. Le accuse contestate sono fabbricazione di armi da guerra e violenza a pubblico ufficiale, ma i tre sono indagati a piede libero anche per il reato di terrorismo. Si tratta della stessa inchiesta per cui sono già in carcere altri quattro ragazzi. Proprio in questi giorni, a Venaus, il movimento contro la Torino-Lione ha organizzato tre giorni di dibattito sulle lotte sociali
Altri tre ragazzi in galera. Sono prigionieri ma anche ostaggi di una guerra interminabile quanto assurda. Ieri, tanto per ricordare ai militanti No Tav di che pasta sono fatti gli inquirenti della procura di Torino, la digos ha arrestato altre tre persone. Due arresti sono stati eseguiti a Milano, uno a Lecce. L’operazione in grande stile è scattata all’alba, con le armi spianate e i poliziotti incappucciati. Le accuse contestate si riferiscono all’azione contro il cantiere dell’alta velocità di Chiomonte condotta da una trentina di persone nella notte tra il 13 e 14 maggio 2013. Più di un anno fa. C’erano stati lanci di pietre, bottiglie e bombe carta. Un compressore del cantiere prese fuoco. Non ci furono persone ferite. Per quell’episodio il 9 dicembre scorso sono già stati arrestati quattro militanti No Tav con l’incredibile accusa di terrorismo (Niccolò Blasi, Claudio Alberto, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi). Tutti e quattro sono ancora in carcere.
La richiesta di tre nuovi arresti (Lucio Alberti, Francesco Sala e Graziano Mazzarelli) è stata fatta dai pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo. Le accuse contestate sono fabbricazione e porto di armi da guerra, danneggiamento pluriaggravato e violenza a pubblico ufficiale. I tre ragazzi però sono indagati a piede libero anche per il reato di terrorismo, reato per cui i pm questa volta non hanno voluto chiedere la carcerazione, probabilmente perché la Cassazione aveva già rigettato questa ipotesi riferendosi al precedente procedimento. Secondo il gip che ha ordinato gli arresti, la tesi degli inquirenti sarebbe suffragata da alcune intercettazioni ambientali; in sostanza si tratta di conversazioni dove uno degli arrestati parla con un amico di quella notte di maggio dell’anno scorso.
La mano pesante della procura di Torino ha battuto un altro colpo proprio mentre in Val di Susa il mondo No Tav si ritrova per fare il punto su questa ed altre mobilitazioni. L’appuntamento è cominciato venerdì e proseguirà fino a domani a Venaus, si tratta di “tre giorni di discussione, confronto ed iniziative fra realtà europee per un’opposizione sociale alla crisi”. Una iniziativa che non a caso è stata organizzata proprio nei giorni in cui a Torino avrebbe dovuto tenersi l’imbarazzante vertice europeo (poi annullato) sulla disoccupazione giovanile. “Chi sta al governo – si legge in una nota pubblicata sul sito Notav.info – non ha la capacità di trovare delle soluzioni alla crisi, l’unica prospettiva che hanno è di continuare a scaricarne i costi verso chi sta più in basso nella piramide sociale”.
Sugli arresti di ieri l’opinione dei militanti contro l’alta velocità è netta: “La firma delle misure è sempre la stessa, quella dei pm con l’elmetto Padalino e Rinaudo che continuano la loro crociata contro i No Tav e cercano un riscatto personale”. Quel “riscatto” si riferisce allo smacco subito degli inquirenti dopo la sentenza della Cassazione che ha rigettato l’ipotesi di terrorismo, restituendo la sproporzione delle accuse mosse ai primi quattro ragazzi arrestati. Che intanto sono diventati sette.
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