Europa

Tre mosse per mutualizzare il debito

Euromemorandum/3 Un’Agenzia per acquistare il 50%, l’intervento della Bce sui titoli di Stato e gli Eurobond

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 10 aprile 2015

Il settore bancario dovrebbe essere radicalmente trasformato, creando unità di dimensioni più piccole, specializzate nelle specifiche aree dei servizi finanziari sulla base di regole ben definite e di applicazione generale. Le cosiddette banche troppo grandi per fallire hanno bisogno di essere suddivise in unità più piccole e la loro dimensione dovrebbe essere limitata. Ciò potrebbe essere ottenuto nel modo migliore attraverso una completa separazione tra le attività di investment banking e quelle di banca commerciale. Finché le grandi banche universali rappresenteranno la norma in Europa, il pericolo che divengano soggette a forti stress e vulnerabili al fallimento è sempre presente. Allo stesso tempo, il ruolo delle banche commerciali cooperative e di proprietà pubblica dovrebbe essere fortemente promosso.

L’Unione bancaria in costruzione non prevede disposizioni adeguate per contenere il rischio di contagio. Essa dovrebbe quindi essere rafforzata, sia in relazione al controllo che ai poteri di risoluzione. Inoltre, il Fondo unico di risoluzione e il Fondo di garanzia depositi sono di dimensioni insufficienti a coprire le perdite, in caso di bisogno. Questi fondi dovrebbero pertanto essere adeguatamente finanziati a livello pan-europeo da parte delle banche stesse, in proporzione alle dimensioni del loro patrimonio. Ciò è tanto più urgente in considerazione dell’elevato volume di crediti incagliati o in sofferenza: il Quality Review Asset del novembre 2014 ha evidenziato che l’esposizione delle banche da questo punto di vista ha raggiunto un totale di 879 miliardi di euro, che oscillano tra il 10% al 30% dei prestiti in essere all’interno dei paesi dell’area euro.

Una decisa azione politica è necessaria per affrontare la questione del sistema bancario ombra europeo e la sua dimensione offshore. Finché i centri off-shore saranno in grado di offrire un porto sicuro in cui le istituzioni finanziarie possono aggirare regolamentazione e imposte, persisterà una dimensione di mercato duale. Affrontare la questione dei centri off-shore è dunque un aspetto cruciale in relazione alla supervisione e regolamentazione della finanza globale.

Al fine di superare il circolo vizioso tra perdite delle banche e aumento del debito sovrano, è necessario un meccanismo che risolva la questione del debito a livello della zona euro. Livelliinsostenibili di debito pubblico devono essere risolti attraverso una combinazione di cancellazione e di almeno parziale mutualizzazione. Come la crisi del debito dei paesi in via di sviluppo negli anni ‘80 del secolo scorso ha dimostrato, un eccesso di debito determina una spirale di bassi investimenti, bassa produttività e aumento della povertà. Al fine di procedere verso una risoluzione dell’eccesso di debito nella zona euro, dovrebbe essere convocata una conferenza di tutti gli stati Ue.

La mutualizzazione del debito pubblico potrebbe essere perseguita in uno dei seguenti modi.

Ristrutturazione del debito pubblico. Una delle numerose proposte prevede la creazione di un’Agenzia che acquisti al valore nominale il 50% del debito pubblico esistente e lo trasformi in rendite perpetue senza interessi. In questo modo, il corrispondente debito verrebbe spazzato via. A tal fine, l’Agenzia prenderebbe in prestito sui mercati finanziari l’importo necessario (mentre gli oneri finanziari che dovrebbe pagare sarebbero coperti trasferendole i proventi del signoraggio sulla moneta, ora incassati dalla Bce e distribuiti alle autorità monetarie nazionali). L’Agenzia più adatta per questo compito è la stessa Bce, perché, come tutte le principali banche centrali, essa ha elevata credibilità, può sostenere grandi perdite, ed è l’unica istituzione in grado di mobilitare ingenti risorse sul mercato finanziario.

Intervento della Bce sui mercati dei titoli di stato. La Bce ha finora svolto il suo ruolo di prestatore di ultima istanza in modo troppo restrittivo, intervenendo solo nel mercato secondario dei titoli di stato e subordinando il proprio intervento alla realizzazione di misure di austerità. È necessario un cambiamento nella sua dottrina. La Bce dovrebbe diventare un soggetto attivo sul mercato dei titoli di stato, compreso il mercato primario, come accade per la Banca d’Inghilterra e la Federal Reserve americana. Una politica di questo tipo avrebbe due effetti positivi. In primo luogo, produrrebbe una pressione al ribasso sui tassi dei titoli di stato e ridurrebbe il costo del debito. In secondo luogo, ridurrebbe la probabilità di una crisi sul mercato dei titoli, grazie all’intervento della Bce come prestatore di ultima istanza.

La questione comune degli Eurobond. Il livello complessivo del debito europeo non è elevato in confronto a quello di Stati Uniti e Giappone. Tuttavia esso è distribuito in maniera non uniforme nella Ue e nell’area euro. Diversi schemi sono stati proposti. Uno prevede l’emissione congiunta di Eurobond fino ad un valore pari al 60% del Pil dell’area euro. Una soluzione più avanzata consisterebbe, invece, nell’emettere debito garantito al di sopra della soglia del 60%, soglia che i mercati ritengono più rischiosa e che, per questa ragione, risulta più costosa. Gli Eurobond potrebbero essere anche un utile strumento per il finanziamento delle politiche comuni a livello europeo.

(Traduzione Armanda Cetrulo)

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