Le folle piene di bandiere a stelle e strisce lungo l’autostrada per cui passava la salma dell’American sniper Chris Kayle, le squadre di soccorso newyorkesi e i passeggeri terrorizzati che si riversano fuori dall’aereo galleggiante sull’Hudson dopo il miracoloso salvataggio in Sully. Con la fiducia totale nell’intuizione e la naturalezza che caratterizza la sua opera di regista, Clint Eastwood aveva invaso di «gente comune» -non comparse, non attori – il finale dei suoi ultimi due film. Si trattava, dopotutto, per quest’autore che ha alle spalle una lunga galleria di giustizieri solitari e spietati, di due storie di eroi riluttanti, schivi...