Lavoro

Trasporto pubblico in trincea contro il caro vita e per il salario

Trasporto pubblico in trincea contro il caro vita e per il salarioSciopero – Vince Paolo Gerace / Fotogramma

La protesta Bus, tram e metro in sciopero per 4 ore, buona l'adesione ieri con picchi anche superiori al 90%. Un autista può vivere con 1400 euro al mese in una città come Milano? No. In Campania si temono tagli del 20% al fondo per il trasporto locale. Senza risposte di un governo che fa cassa anche sul servizio pubblico del trasporto locale gli scioperi continueranno

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 19 luglio 2024

Condizioni lavorative insostenibili e retribuzioni ai minimi storici. Aggressioni fisiche e carenze d’organico. Insicurezza personale e sociale, intensificazione del lavoro e tagli al trasporto in città. Pochi investimenti. E un rinnovo del contratto nazionale che tarda ad arrivare. Le trattative si sono fermate il 30 maggio scorso. Ecco il ritratto del trasporto pubblico locale nell’Italia assediata dall’afa e dalla crisi del servizio pubblico.

Contro questa situazione ieri i sindacati Uiltrasporti, Filt Cgil, Fit Cisl, Faisa Cisal, Ugl Autoferro hanno organizzato un primo sciopero di 4 ore. Secondo la Filt Cgil la protesta ha ricevuto un’adesione media a livello nazionale di oltre il 50%, con punte in alcune città del 98%. A Milano, città dove gli autoferrotranviari sono storicamente combattivi, le metropolitane si sono fermate fino alle 12,45. In Sardegna c’è stata un’adesione del 90%. A Torino del 47%. Più bassa a Roma con il 27%.

La protesta proseguirà a settembre in tutto il paese, dopo la «franchigia» estiva, per tenere viva la trattativa sul contratto e la richiesta di stanziare le risorse necessarie in una legge di bilancio che già sappiamo sarà risicata per tutti, anche a causa di una procedura per deficit eccessivo che durerà anni. Vista in prospettiva la situazione non sembra essere destinata a migliorare. La necessità di fare cassa che presto si imporrà al governo Meloni per rientrare nell’austerità disposta dal nuovo piano di stabilità Ue sarà fatta pagare anche a questi lavoratori.

La mobilitazione dei lavoratori del trasporti pubblici, mai in realtà si è fermata in questi anni anche tra i sindacati di base, rivela quanto inadeguata sia la politica del governo Meloni che continuerà a spendere 10 miliardi di euro all’anno per finanziare un taglio al cuneo fiscale inadeguato anche a recuperare il potere d’acquisto perduto negli anni della grande inflazione. I sindacati chiedono un aumento di 300 euro nel trasporto locale per rimediare a salari che sono in realtà fermi da decenni. Una richiesta che le associazioni di categoria Asstra, Agens Ana ritengono eccessiva.

Gli autoferrotranvieri si muovono in una tenaglia tra bassi salari e definanziamento del Fondo nazionale dei trasporti passato in 20 anni da 7 a 5 miliardi – con una perdita ulteriore di 700 milioni stimati negli anni di inflazione. La crisi del settore che dipende evidentemente da politiche strutturali viene però scaricata sulle spalle dei lavoratori, a cominciare dagli autisti. Sono loro i primi bersagli del disagio sociale provocato dalla contrazione del servizio. E talvolta vengono anche aggrediti. Sono pochi e continuano a diminuire. Rispetto ai 120 mila sulla carta, oggi manca almeno il 10% degli autisti. Ciò è avvenuto per le dimissioni e i prepensionamenti, oltre che per la difficoltà di trovare nuovo personale.

Esiste una spiegazione molto concreta del fatto che un posto un tempo ambito oggi non sia più richiesto. L’abnorme aumento del costo della vita, a cominciare dal costo degli affitti. È da almeno un paio d’anni che i sindacati milanesi denunciano questa realtà. Ed è anche per questo che l’azienda municipale non riesce a trovare i lavoratori a Milano. Atm, infatti, ha lamentato la mancanza di 400 autisti.

“A noi servirebbe una regia pubblica che intervenisse su più fronti: il salario indiretto, i prezzi lievitati per tutti a causa del turismo, l’estrazione di valore da chi specula per una redistribuzione percepibile” ha osservato  di recente il segretario generale della Camera del Lavoro di Milano Luca Stanzione.

Sta di fatto che oggi, a chi resta al lavoro, viene aumentato il tempo di impegno giornaliero – diverso dall’orario di lavoro settimanale di 39 ore. I turni arrivano fino alle 15 ore giornaliere. Tutto questo per compensare i lavoratori che mancano e per supplire alla crisi del sistema che non è solo quello della mobilità. Ma dell’abitabilità delle città sempre più soffocanti, e non solo per il clima torrido.

Prendiamo un altro esempio: Napoli. In città è stata aperta proprio nelle ultime ore la linea 6 che collega piazza Municipio con Fuorigrotta, passando per Chiaia. Ci sono le nuove stazioni della Linea 1. Imprevisti a parte, è sensibile il miglioramento della mobilità in questa città. Ma il problema è che mancano le risorse  per assumere e fare lavorare le persone. “Servono a mettere in esercizio le infrastrutture ferroviarie – sostiene il segretario generale della Filt-Cgil Campania – Purtroppo a causa dei tagli al Fondo per il trasporto locale la Campania potrebbe perdere circa il 20% dei finanziamenti a partire dal 2025».

Solidarietà  ai lavoratori «costretti a turni fuori da ogni logica, a fronte di tutele inesistenti e salari indecenti» è stata data ieri dai deputati Cinque Stelledelle commissioni Trasporti di Senato e Camera .«Il governo sta portando al collasso il trasporto pubblico locale – ha detto Andrea Casu (Pd) in commissione trasporti della Camera – L’unica soluzione per uscire dall’emergenza è il potenziamento del fondo nazionale per il trasporto locale. La maggioranza può indicare coperture diverse, ma Meloni e Salvini non possono tenere la testa sotto la sabbia».

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