Trance ipnotiche e richiami ai canti bizantini
Note sparse Nuovo lavoro per gli Ogives, la band che giunge da Liegi per il suo rock trae ispirazione dalla musica da camera
Note sparse Nuovo lavoro per gli Ogives, la band che giunge da Liegi per il suo rock trae ispirazione dalla musica da camera
In contrasto con la corrente mainstrem del rock attuale che cerca linfa creativa coniugando la propria matrice con i suoni elettronici contemporanei, la band che giunge da Liegi trae ispirazione dalla musica da camera e dalle radici del suono della vecchia Europa. Audacemente gli otto membri della formazione attingono da monodie e canti bizantini. Scelta che dona un lirismo notevole agli oltre settantacinque minuti divisi nelle otto tracce che compongono questo doppio album. Post rock, noise ed una punta di psichedelia che chiaramente non mancano, acquisiscono profonditá e carattere grazie all’incrocio delle belle voci delle due cantanti Marie Billy e Zoé Pireaux. Il combo, che ricordiamo essere capitanato dal polistrumentista Pavel Tchikov e dal batterista Alexis Van Doosselaere, scarta il rischio di intellettualismi fuori luogo realizzando un disco convincente. Prova se ne ha nella lunga ballata Mighty Pumpkin che sembra uscita fuori dai King Crimson di Formentera Lady. Notevole é anche la trance ipnotica di Patience V-VI dove sembra di perdersi in un punto indefinito tra Tool e Godspeed You! Black Emperor. Non casualmente Steve Albini si é occupato di mixare l’intero lavoro.
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