Tragedia a Ebbing, Missouri
L'impaziente inglese L’autore e regista del nuovo film «Tre Manifesti a Ebbing, Missouri», Martin McDonagh è un uomo a cavallo fra due mondi. Spesso citato come talento irlandese, è nato e cresciuto […]
L'impaziente inglese L’autore e regista del nuovo film «Tre Manifesti a Ebbing, Missouri», Martin McDonagh è un uomo a cavallo fra due mondi. Spesso citato come talento irlandese, è nato e cresciuto […]
L’autore e regista del nuovo film «Tre Manifesti a Ebbing, Missouri», Martin McDonagh è un uomo a cavallo fra due mondi. Spesso citato come talento irlandese, è nato e cresciuto in Inghilterra da genitori irlandesi che amavano trascorrere le vacanze in Irlanda. Inoltre, è uomo di teatro e di cinema. Agli esordi della carriera ha scritto due trilogie di opere teatrali ambientate in Irlanda, per poi ampliare il suo repertorio con drammi ambientati in Inghilterra, negli Stati Uniti e in altri paesi inventati. Nel 2004 ha girato il corto «Six Shooter» – disponibile su YouTube – con cui ha vinto un Oscar. Nel 2008 ha girato il suo primo lungometraggio, «In Bruges». Il film rispecchia lo stato di outsider di McDonagh. Due assassini professionisti irlandesi, Colin Farrell e Brendon Gleason, si trovano a spasso nella città belga, in attesa di ordini per un possibile omicidio. Il film mantiene ancora un certo gusto per il teatro – c’è la minaccia di Pinter, la situazione di Beckett. Ma a questo punto McDonagh è più convinto del cinema, arrivando ad affermare che ha ‘un rispetto per tutta la storia del cinema e un leggero disprezzo per il teatro’. Il secondo, e caotico film, «Sette Psicopatici» sviluppa un concetto molto più ispirato agli esperimenti postmoderni di Charlie Kaufman che alle fonti teatrali. Con Colin Farrell che mantiene il suo accento irlandese nel ruolo di uno sceneggiatore che sta scrivendo un film dallo stesso titolo, iniziamo a vedere un tema costante: la violenza come professione. A Bruges gli Hitmen sono pagati per uccidere mentre nel secondo film è il filmmaker stesso che approfitta della follia omicida. In «Tre Manifesti a Ebbing, Missouri »che ha appena vinto il Golden Globe, McDonagh fa il ritratto di un’America piccola piccola. Ebbing è un paesino in cui succedono cose terribili e in cui i colpevoli spariscono nel nulla. Mildred – una grandissima Frances MacDormand – è un angelo della vendetta, una madre resa quasi inumana dalla caccia all’assassino della figlia. La polizia locale (Woody Harrelson e Sam Rockwell), i media e gli amici di scuola del figlio diventano il bersaglio della sua furia. La violenza crea altra violenza, e nessuno è veramente innocente – nemmeno Mildred. La performance della MacDormand è magistrale, un notevole contributo ad un curriculum in continua crescita che potrebbe sfidare perfino Meryl Streep togliendole la corona di più grande attrice vivente americana. La rabbia porta le persone ad un’assurdità autodistruttiva ed è forse per questo che il film ha toccato un nervo scoperto nell’America di Donald J. Trump.
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