Come si traduce una metafora? E soprattutto una metafora doppia ed ellittica, come quella inventata dal grande trattatista barocco spagnolo, il gesuita Baltasar Gracián: «A linces del discurso, xibias de interioridad»? La resa letterale è ridicola, e produce un leggero senso di vertigine, di assurdo: «A linci del discorso, seppie dell’interiorità». Tradurre una metafora significa sciogliere un nodo gordiano, sottoporre la lingua a una torsione impensata. La traduzione rivela così la sua forza intrinseca di sfida alla «sopravvivenza dell’originale» già intuita da Walter Benjamin: o di «migrazione» del senso, per usare una formula cara a Roger Chartier in Le migrazioni dei...