Tra set, racconti e scenografie, viaggio nell’immaginario creativo
Cinema Una bibliografia ragionata dedicata al regista Wes Anderson
Cinema Una bibliografia ragionata dedicata al regista Wes Anderson
Animata dalla stessa meticolosa passione per il dettaglio che caratterizza i film di Wes Anderson è una serie di libri creati intorno agli universi dei suoi film e alla cui edizione il regista partecipa attivamente. Pubblicato da Abrams nel 2013, il primo volume di The Wes Anderson Collection, firmato, insieme ad Anderson dal critico Matt Zoeller Seitz, copriva la filmografia andersoniana fino a includere Moonrise Kingdom, ed è stato un best seller. È stato seguito da altri quattro libri della «collezione» (dedicati a The Grand Budapest Hotel, a Island of Dogs (L’isola dei cani), The French Dispatch e ai «papa cattivi» nei sui film) e da pubblicazioni delle sue sceneggiature. Do Not Detonate Without Presidential Approval, il libro (della Pushkin Press, a cura di Jake Perlin) che accompagna l’uscita di Asteroid City è un volumetto meno ambizioso di quelli riccamente illustrati di Abrams ma, come gli altri libri, è un viaggio nel processo creativo di Anderson, che notoriamente non ama parlare dei «contenuti» dei suoi film, preferendo piuttosto offrire l’immagine di una creazione artistica che fluisce spontaneamente da idee, conversazioni con i suoi collaboratori e da libere associazioni che si evolvono una nell’altra.
IL SOTTOTITOLO del nuovo libro, A Portfolio on the Subject of Mid-Century Cinema, the Broadway Stage end the American West, è in sé una descrizione dei riferimenti che hanno influenzato la concezione di Asteroid City. E – eterogenei come sono- i testi scelti da Perlin in quest’antologia (descritta nella breve conversazione tra Perlin e Anderson che apre il volume come «un orbita« del film) costituiscono in sé l’accenno di una bibliogafia affascinante. È una bibliografia che include un estratto dell’autobiografia di Elia Kazan, ma anche un testo di Sam Shepard pubblicato nella bellissima antologia Cruising Paradise; un saggio di Truffaut su Gli anni in tasca, del 1976, e un estratto dei diari di Bob Balaban (che appare brevemente in Asteroid City) dal set di Incontri ravvicinati del terzo tipo, che racconta del suo rapporto con Truffaut; la recensione del New York Times di Atomic City (un piccolo thriller spionistico del 1952, diretto da Jerry Hopper, e ambientato a Los Alamos) e un articolo che Jonas Mekas scrisse su Marylin Monroe per il «Village Voice». Il cinema «corale» di Anderson – e un interessante ponte tra due autori forse solo apparentemente molto dissimili tra di loro – è evocato nella storica recensione fiume che Pauline Kael dedicò a Nashville; mentre alcuni ritratti di Marylin firmati Eve Arnold ci trasportano sul set di The Mistfits (Gli spostati), raccontato da Serge Toubiana in un libro pubblicato dai Cahiers sul mitico reportage realizzato dalla Magnum intorno alla lavorazione del film. Si tratta, nelle parole di Anderson, di un libro su delle atmosfere. Anche a frammenti, come sono raccolte qui, sono atmosfere in cui immergersi è bellissimo.
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