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Tra puffi e barzellette la modestia dei «blauges»

Tra puffi e barzellette la modestia dei «blauges»Sugli spalti tifosi del Belgio – foto La Presse

Traversa Europa Sono grandi, ma non se ne accorgono. Scrivono, suonano, calciano, sempre nell’ombra. Li volete protagonisti?

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 30 giugno 2021

Sono grandi, ma non se ne accorgono. Scrivono, suonano, calciano, sempre nell’ombra. Li volete protagonisti? Allora chiedete dei «blauges». È così che i francesi chiamano i belgi nelle loro barzellette. E ne hanno più di quanti sono i quadri appesi al museo del Louvre. I francesi non fanno altro che raccontare barzellette sui loro detestati vicini. Raramente fanno ridere. «Come si fa a far entrare undici belgi in una piccola Citroen 2 cavalli? Basta buttare una patatina fritta nell’abitacolo dell’auto». Appunto.
Però i blauges si adeguano. Sono modesti, all’ennesima potenza. Anche se avrebbero gli strumenti per rivendicare una loro grandezza. Prendete il sax, anzi Adolphe Sax. Perché è lui che ha inventato uno degli strumenti più rivoluzionari della musica contemporanea, ed è nato nel 1814 a Dinant, 103 chilometri da Bruxelles. Tutto è iniziato qui, il sax è nato in Vallonia, non in qualche locale di musica jazz a New Orleans.È il destino del Belgio, non ha quello che merita.

ACCADE SPESSO, praticamente sempre. George Simenon, il padre dell’ispettore Maigret, archetipo del (poliziotto) francese è nato a Liegi, in Belgio ovviamente. Avete mai letto una striscia di Tintin? Se lo avete fatto è merito di chi l’ha inventata, il belga Hergé. Ora vi siete chiesti perché alcuni dei (non molti) tifosi belgi sugli spalti di questo Europeo sfidavano il caldo di Siviglia mascherati da Puffi? Per un elogio alla follia o perché un mondo «puffoso» è stato creato dalla matita di Peyo, nome d’arte di Pierre Culliford, nato e morto in Belgio? Probabilmente per entrambi i motivi, sicuramente per il secondo. Perché poi i belgi sono anche vivaci, ironici e autoironici che vale anche di più. Con i Puffi ci marciano, sanno che se si fossero presentati sugli spalti dello stadio de la Cartuja di Siviglia con pipa e bombetta li avrebbero comunque presi per pazzi. Però non avrebbero capito che si trattava di un omaggio al connazionale Maigret e sarebbero sospettati di spionaggio. A favore dei francesi.
Forse neppure i belgi rispettano i belgi, non fino in fondo.

SUCCEDE anche alla loro Nazionale di calcio. È arrivata all’Europeo in testa al ranking mondiale, nessuna sulla carta ha la sua qualità. Li chiamano i Diavoli Rossi, per via del colore della maglia che indossano. Fin qui Équipe de Belgique de football non ha mai vinto un accidenti se si esclude un oro alle Olimpiadi di casa, Anversa 1920. Poi un secondo posto agli Europei del 1980, giocati in Italia e vinti dalla Germania dell’Ovest. Terzi due edizioni prima, nel 1972. Terzi pure ai Mondiali di tre anni fa, sconfitti solo in semifinale, 1-0 dalla Francia. Non ci poteva essere sconfitta peggiore per i blauges, eppure è da allora che hanno iniziato a essere una superpotenza del calcio mondiale. Se solo ci credessero anche loro. Adesso, eliminate Francia e Portogallo, sono davvero i favoriti. Però c’è chi ancora fa confusione. Pensi ai Diavoli Rossi e vedi il portiere e l’attaccante del Real Madrid, il goleador dell’Inter campione d’Italia, la stella del Manchester City che ha trionfato in Premier, i polmoni del Borussia Dortmund. Sono Courtois, i fratelli Hazard, Lukaku, De Bruyne, Witsel… Sono fortissimi e venerdì sera affronteranno l’Italia, a Monaco di Baviera, quarti di finale. Chi vince se la vedrà con la Francia campione del Mondo. Anzi no, la Francia è stata eliminata dalla Svizzera. Non è una barzelletta, ma in Belgio sono già due sere che non smettono di ridere.

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